sabato 15 settembre 2012
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​Sì al nucleare nella Francia dei prossimi decenni, ma nel quadro di un “mix energetico” in cui conteranno sempre più le fonti rinnovabili, a cominciare dall’eolico e dal fotovoltaico. Inaugurando i lavori della prima “Conferenza ambientale” della legislatura, il presidente François Hollande ha cercato ieri di rassicurare gli ambienti ecologisti, annunciando la chiusura entro la fine del 2016 della vetusta centrale nucleare di Fessenheim e chiudendo per il momento la porta al controverso sfruttamento del gas di scisto. Secondo il capo dell’Eliseo, la quota del nucleare nella produzione di energia elettrica scenderà entro il 2025 al 50%, contro l’attuale 75%. Davanti a una platea di responsabili politici, industriali e associativi, Hollande ha assicurato che le questioni energetiche potranno contare su una specifica legge quadro che sarà presentata entro un anno dal governo. Il rilancio dell’energia eolica e fotovoltaica sarà affiancato da un piano nazionale per migliorare l’isolamento termico degli abitati e dall’introduzione di un sistema di tariffe dell’elettricità e del gas sul modello del bonus-malus delle assicurazioni: al di là di un certo livello di consumo familiare giudicato come virtuoso, il prezzi conosceranno brusche impennate. Inoltre, in nome dello sviluppo sostenibile, Hollande si è impegnato a rilanciare una «fiscalità ecologica» accanto a misure per la preservazione delle risorse idriche e della biodiversità. Lo sfruttamento del gas di scisto, che richiede perforazioni sotterranee su vasta scala, suscita timori crescenti di possibili contaminazioni delle falde acquifere. Su questo e su altri progetti simili, Hollande ha scelto una linea di prudenza: "A proposito dell’esplorazione e dello sfruttamento degli idrocarburi non convenzionali, la mia linea sarà questa durante tutto il quinquennio". Sottolineando che l’economia e l’ecologia non sono dimensioni rivali, Hollande ha pure proposto di organizzare nel 2015 in Francia una conferenza internazionale verde per permettere quel balzo necessario nel consenso ecologico mondiale che non è stato possibile a Copenaghen.
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