venerdì 8 dicembre 2023
Il Paese dedica la “Festa delle luci” agli israeliani prigionieri nell'enclave, alle vittime del massacro, agli sfollati, e ai soldati uccisi. Che cos'è la ricorrenza e come viene celebrata
La grande Hanukkiah in "Piazza degli ostaggi" a Tel Aviv: una candela per ogni israeliano prigioniero di Hamas

La grande Hanukkiah in "Piazza degli ostaggi" a Tel Aviv: una candela per ogni israeliano prigioniero di Hamas - ANSA

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Giovedì sera in Israele si è accesa la prima candela di Hanukkah. E a Tel Aviv, in “Piazza degli ostaggi”, per la prima volta nella storia del popolo ebraico, si sono illuminate, nella “Festa delle luci”, 138 candele: una per ognuno degli israeliani ancora prigionieri a Gaza. Le loro famiglie, da oltre due mesi, sono accampate qui, in questo spazio davanti al Museo d’arte, per far sentire la propria voce. E in occasione di questa celebrazione hanno cantato all’unisono l’inno israeliano, l’HaTikvah (La Speranza), confidando che si compia il miracolo di Hanukkah: che possano tornare tutti a casa, gli ostaggi e i soldati al fronte.

Quest’anno gli otto giorni di Hanukkah saranno diversi da tutti gli altri. Quella che di solito viene celebrata come una delle ricorrenze più gioiose, ricca di eventi festosi per i bambini, si svolgerà con modalità più raccolte. E la maggior parte delle attività verranno dedicate ai 200.000 sfollati del Paese che ancora, dopo il massacro del 7 ottobre, attendono di rientrare nelle loro case. Se e quando ci potranno tornare: perché i kibbutz del sud sono stati devastati dalla ferocia di Hamas, e ancora non si sa quando potranno essere ripristinati. Tra le varie iniziative, la Nassima Landau Art Foundation ha organizzato una raccolta fondi grazie ad alcuni dei più prestigiosi artisti israeliani (dopo numerose cancellazioni dall’estero) che esporranno il loro lavoro: il ricavato dalle vendite andrà a sostenere la ricostruzione della Galleria di arte contemporanea del Kibbutz Be’eri. I sopravvissuti stanno accendendo le candele di Hanukkah lontano da casa. E, come loro, i soldati.

Dall’inizio della guerra, sono 90 i caduti. Tra di loro c’è il figlio di Gadi Eizenkot, ex Capo di Stato Maggiore e oggi membro del Gabinetto di Guerra. Come ricordato ieri durante i funerali, Gal – 25 anni, gli ultimi dei quali dedicati allo studio della medicina – durante il suo servizio da riservista aveva curato i civili siriani trovati feriti alla frontiera con Israele. Sulla pagina Facebook di Yair Lapid è stata pubblicata una foto di padre e figlio che si abbracciano sul confine con Gaza, dove hanno scelto di andare dopo il 7 ottobre. «Padre e figlio. Entrambi soldati. Entrambi arrivati ​​quando ne avevamo bisogno, per fare quello che dovevano fare – ha commentato il leader dell’opposizione –. Il destino di un intero Paese in un abbraccio». Parole che sottolineano la forza di Israele e del popolo ebraico. Che cerca speranza nelle luci di Hanukkah in questi giorni bui di guerra e di dolore.

Un soldato accende la prima luce di Hanukkah in una postazione militare sul fronte di Gaza

Un soldato accende la prima luce di Hanukkah in una postazione militare sul fronte di Gaza - ANSA

Il significato di Hanukkah

Hanukkah significa “inaugurazione” ed è l’unica tra le ricorrenze ebraiche che non possiede una fonte diretta nella Bibbia: è stata stabilita dai Maestri del Talmud (testo fondamentale della cultura ebraica che raccoglie le discussioni e gli insegnamenti) e fa riferimento ad un accadimento avvenuto nel II secolo a.C.

I greci avevano cercato di “ellenizzare” la Giudea, impedendo agli ebrei la pratica della Legge (in particolare vietando loro l’accoglimento di importanti precetti come lo Shabbat, il riposo sabbatico, e il Brit Milah, la circoncisione). Ma Mattatia, sacerdote ebreo della dinastia degli Asmonei, dette inizio, con i suoi figli, alla rivolta. Dopo tre anni di combattimenti, nel 165 a.C., gli ebrei ebbero la meglio.

ll Tempio di Gerusalemme, devastato in parte dagli elleni, venne riconquistato, e lì si compì il miracolo che viene ricordato ad Hanukkah. Il Tempio doveva essere riconsacrato, e, secondo il rituale, la Menorah (la lampada che stava all'interno del luogo sacro) doveva essere illuminata permanentemente con olio di oliva puro, recante il sigillo del Sommo Sacerdote. Si trovò però olio sufficiente per una sola giornata. E per la preparazione, attraverso la spremitura, di quello necessario, servivano otto giorni. Si decise comunque di accendere la Menorah. E l’olio che doveva bastare per un giorno soltanto, durò per altri otto, consentendo ai Sacerdoti di preparare quello nuovo. Per ricordare questo miracolo, i Maestri istituirono la festa dell’”inaugurazione”, Hanukkah, appunto, detta anche la "Festa delle luci", che oggi si celebra accendendo gli otto lumi della Hanukkiah, ossia il candelabro a nove bracci (otto, più quello centrale, in posizione più elevata o diversa rispetto agli altri, per lo shamash, l’”aiutante”, ovvero la candela che serve ad accendere le altre). Si comincia la prima sera di Hanukkah, e si aggiunge una candela in più ogni giorno, fino ad averne otto, come gli otto giorni in cui si compì il miracolo. Un miracolo che “si deve rendere pubblico”, e per questo il candelabro, con i lumi accesi di sera, va messo vicino a una finestra.

Due “oggetti” accompagnano la festa. Il primo è il sevivon: una specie di trottola con quattro facce su ognuna delle quali è impressa una lettera dell'alfabeto ebraico ( נ: Nun, ג: Gimel, ה: Hei, ש: Shin) a formare l'acronimo Nes Gadol Hayah Sham, "Un grande miracolo accadde là”. Secondo la tradizione, era utilizzata come “diversivo” dai bambini ebrei quando venivano colti dai soldati ellenici, ai tempi del miracolo, mentre studiavano la Bibbia: svelti, svelti, si mettevano a far girare la trottola, fingendo di giocare, per non essere puniti. Protagonisti della festa sono poi i sufganiyot: bomboloni ripieni, in genere di crema o marmellata, fritti nell’olio che ricorda il miracolo.

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