giovedì 14 gennaio 2010
La drammatica testimonianza resa da monsignor Bernardino Auza, filippino, da due anni rappresentante pontificio nella capitale di Haiti. Un popolo messo in ginocchio, la conta delle vittime, le disperate richieste di aiuto che giungono da ogni parte. Anche l’arcivescovo della città, Joseph Serge Miot, ha perso la vita.
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«Ho girato Port-au-Prince come potevo. Il centro è completamente distrutto. La bella cattedrale è ridotta ad un cumulo di cemento, tranne qualche parete ancora in piedi. L’arcivescovado è totalmente raso al suolo. Distrutte tutte le chiese anche nella provincia. Sembra che non si sia mai vista una devastazione del genere. Nemmeno in televisione!». La drammatica testimonianza è dell’arcivescovo Bernardito Auza, filippino, da meno di due anni nunzio apostolico in Haiti. Contattato da Avvenire, il rappresentante pontificio racconta quello che ha potuto vedere con i suoi occhi o ascoltare dalla viva voce dei suoi collaboratori nella capitale dello sfortunato Paese caraibico. Le informazioni si susseguono convulse. Telefoni e telefonini infatti non funzionano. Subito si è diffusa la notizia che anche l’arcivescovo della città, monsignor Joseph Serge Miot, fosse tra le vittime del sisma. Così aveva riferito al nunzio il parroco della cattedrale. «Qualcun altro che è venuto a trovarmi – riporta Auza – mi ha invece detto Miot era vivo: così avrebbe detto un nipote dell’arcivescovo». Alla fine però il corpo dell’arcivescovo di Port-au-Prince è stato estratto dalle macerie privo di vita. Il nunzio racconta di essere andato dal presidente per esprimere condoglianze e solidarietà. «Ho visitato il presidente della repubblica René Préval e la signora. Sono vivi, ma scioccati. Il palazzo presidenziale è crollato poco dopo che ne erano usciti e la loro casa è crollata un paio di secondi prima che la signora vi entrasse. Sono accampati presso il loro garage. Il presidente è uscito in motorino per visitare i malati negli ospedali e constatare i danni». Danni che sono ingentissimi. Come ingente sembra essere il bilancio delle vittime. Monsignor Auza non ha dati. Nessuno li ha. Ma può raccontare quello che ha sentito e quello che ha visto. «Tutte le grandi chiese e tutti i seminari sono ridotti in macerie. Centinaia di sacerdoti e seminaristi sotto le macerie. Tutti i ministeri, tranne quello della cultura, sono distrutti». Ridotti al nulla il parlamento, le scuole con i bambini, i supermercati. Al nunzio hanno riferito che anche il quartier generale della "MiNUStaH" (la missione Onu per l’aiuto ad Haiti) «è ridotto ad un cumulo di cemento, con centinaia di persone rimaste intrappolate, tra queste il capo delegazione Hedi Annabi».Monsignor Auza racconta di aver visto con i propri occhi «preti e suore per strada, senza più case». Riferisce che il rettore del seminario si è salvato, così come il decano degli studi. «Ma – aggiunge – ovunque si sentivano urla da sotto le macerie». L’Istituto di studi per i religiosi e le religiose (Cifor) «è crollato con gli studenti dentro che partecipavano ad una conferenza». Sembra - ma la notizia non è confermata - che in quella Conferenza fosse presente anche Zilda Arns Neumann, sorella del cardinale brasiliano Arns, che comunque è stata annunciata come vittima del sisma dai suoi familiari. Il terremoto ha preservato la sede del rappresentante pontificio. «La nunziatura ha resistito – riferisce Auza –, anche se molte cose sono state danneggiate, compreso il tabernacolo, e nei muri ci sono delle crepe di cui dobbiamo verificare la gravità. Comunque nessuno è ferito, però tutti siamo scioccati! Alcune donne sembravano impazzite. Ma siamo tutti salvi, grazie a Dio». «Tuttavia – continua – molti familiari del personale sono morti e le loro case distrutte. Tutti chiedono aiuto». «Abbiamo ancora – aggiunge – da mangiare e da bere. Ho dato istruzioni di conservare l’acqua fino all’ultima goccia. Infatti i supermercati sono crollati, almeno quelli grandi. Non ci sono stazioni di benzina aperte. O sono distrutte o i gestori hanno paura di aprirle». E anche se la nunziatura è rimasta in piedi, monsignor Auza insieme ai suoi collaboratori si è accampato nel giardino. «Di tanto in tanto rientro nella sede per comunicare con l’esterno. Siamo accampati fuori perché la terra continua a tremare. Mentre sto rispondendo ci sono state già due scosse…». Il collegamento si interrompe. Ma le drammatiche parole di monsignor Auza sono sufficienti per capire la devastazione che ha colpito un Paese che era già tra i più poveri della terra, e che oggi lo è ancora di più.
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