sabato 13 aprile 2024
Ufficializzata la formazione del Consiglio. Non vengono, però, indicati i membri né un calendario per il suo funzionamento. E Henry supervisionerà i lavori
La violenza dilaga a Port-au-Prince: in 95mila sono fuggiti in un mese

La violenza dilaga a Port-au-Prince: in 95mila sono fuggiti in un mese - Reuters

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A un mese esatto dalle dimissioni del premier Ariel Henry, venerdì notte, è nato ad Haiti il Consiglio di transizione, organismo incaricato di ripristinare un minimo di sicurezza e consentire lo svolgimento di nuove elezioni. In realtà, la sua creazione è stata solo "ufficializzata" attraverso la pubblicazione del decreto sulla gazzetta ufficiale. Nonostante il ritardo di nove settimane sulla tabella di marcia, dunque, si tratta solo del primo passo per la sua effettiva costituzione.

Il documento diffuso non dice chi saranno i nove membri né quando inizierà a funzionare. Soprattutto non viene formalizzata la rinuncia di Henry, a cui, al contrario, viene affidato il compito di supervisionare inizialmente i lavori. Gli esponenti del Consiglio - si legge - dovranno "partecipare, d'accordo con il primo ministro, alla formazione di un gabinetto di ministri inclusivo" e "accelerare lo spiegamento delle truppe internazionali richieste da Henry nel 2022 per aiutare la polizia nella lotta contro bande armate".

La loro rivolta, cinque settimane fa, ha determinato il crollo del governo. Il già inesistente apparato istituzionale si è liquefatto di fronte all'attacco dei gruppi criminali, riuniti e coordinati dal boss Jimmy Chémizier, alias "Barbecue". Novantacinquemila persone sono fuggite da Port-au-Prince in preda alle violenze negli ultimi trenta giorni, secondo i dati dell'Organizzazione internazionale delle migrazioni. Lo stesso Palazzo nazionale, dove dovrebbe insediarsi il Consiglio, è campo di battaglia e, al momento, irraggiungibile.

In questo contesto, c'è poca fiducia nella capacità effettiva dell'organismo di poter prendere in mano le redini del Paese, nonostante le reazioni positive degli Usa e della Comunità degli Stati caraibici (Caricom) che cerca di mediare nella crisi. L'unica speranza, in questo contesto, sembra l'arrivo della missione internazionale che, però, resta ancora sulla carta.




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