giovedì 1 aprile 2010
A Palazzo di vetro di New York riuniti 130 Paesi donatori. Promessi quasi 4 miliardi di dollari per le prime fasi di «rinascita» dell'isola caraibica sconvolta dal terremoto del 12 gennaio.
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Quasi quattro miliardi di dollari per Haiti, in solo un anno e mezzo, non solo per ricostruire ma per «far rinascere» il Paese caraibico devastato dal terremoto. È la promessa fatta ieri da 130 Paesi alla conferenza internazionali dei donatori per Haiti, riunitasi al Palazzo di Vetro dell’Onu sotto l’egida delle Nazioni Unite e degli Stati Usa. «Il nostro obiettivo non è ricostruire, ma costruire meglio – ha detto il segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon aprendo i lavori – prevediamo un pieno rinnovamento nazionale, la ricostruzione di una nazione su una scala mai vista». Secondo Ban, che ha ricordato come il sisma del 12 gennaio ha provocato oltre 200mila morti e lasciato senza tetto un milione e mezzo di persone, nel corso dei prossimi dieci anni serviranno 11,5 miliardi di dollari per Haiti, un Paese che già prima della tragedia era fra i più poveri del mondo. Ma per il momento l’obiettivo della conferenza è raccogliere 3,9 miliardi in 18 mesi. Ed è una meta raggiungibile. Gli Stati Uniti hanno già offerto 1,15 miliardi. È inoltre già arrivato un impegno di 1,6 miliardi da parte dell’Unione Europea. Il Brasile, che guida la parte militare della missione Onu Minustah ad Haiti, si è impegnato per 172 milioni. Hillary Clinton ha spiegato ieri l’interesse strategico americano per la ripresa di Haiti, che, ha sottolineato, avrà ripercussioni ben oltre i suoi confini, mentre il mancato sostegno alla ricostruzione porterebbe a crescita dell’emigrazione, instabilità politica, traffico di droga e diffusione di malattie resistenti ai farmaci in tutto il mondo. Il segretario di Stato, che sul podio era affiancata dal marito, inviato Onu per Haiti, ha anche evidenziato il suo legame personale con il Paese: «Io e Bill siamo stati ad Haiti due mesi dopo il nostro matrimonio, siamo molto legati alla popolazione haitiana», ha ricordato l’ex first lady nel suo intervento.Bill Clinton infatti affiancherà il primo ministro di Haiti, Jean Max Bellerive, nella guida della commissione che dovrà coordinare la gestione degli aiuti internazionali e garantirne la trasparenza. Nel 2011 la commissione sarà sostituita da un’agenzia di aiuto allo sviluppo affidata esclusivamente agli haitiani. L’ex presidente ha ricordato l’urgente necessità di approntare un riparo sicuro per almeno 24mila sfollati haitiani, in vista dell’arrivo della stagione delle piogge e degli uragani. Fra i partecipanti alla conferenza, la Chiesa cattolica ha rinnovato, tramite la missione della Santa sede all’Onu, il suo impegno in progetti di ricostruzione che nei prossimi cinque anni «forniranno case, servizi sanitari, supporto economico ed istruzione agli haitiani». L’osservatore della Santa Sede presso le Nazioni Unite ha anche ricordato che nel primo mese dal sisma la Caritas internazionale ha raccolto donazioni per 200 milioni di dollari, ha sfamato 50mila persone, ha dato rifugio a 43mila e ne ha curato 15mila. E durante la conferenza di New York, da Washington è arrivata la promessa della Banca mondiale a versare 250 milioni di dollari di aiuto supplementare ad Haiti. La Bm ha inoltre annunciato di avere cancellato il debito del Paese devastato dal terremoto, che ammontava al 39 milioni di dollari. Sommandoli agli aiuti già stanziati, saranno così versati ad Haiti 479 milioni di dollari entro il giugno 2011. La Banca mondiale, forte della esperienza già fatta con il disastro dello tsunami del dicembre 2004 nel Pacifico, sarà incaricata di gestire il fondo di ricostruzione di Haiti a nome dei donatori.
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