sabato 16 gennaio 2010
Salesiani, camilliani, gesuiti, oblati di Maria Immacolata, membri della Congregazione della Santa Croce e di altri ordini. Al lavoro a fianco della popolazione per aiutare e ridare speranza.
COMMENTA E CONDIVIDI
Sono venuti per testimoniare il Vangelo e condividere la sorte dei loro fratelli uomini. E mai come in queste drammatiche ore la loro vocazione si realizza. Tra i missionari si contano vittime, feriti e ingenti danni alle opere da loro gestite. Dal Nordamerica, a cui fa riferimento Haiti per le province missionarie, alle diverse case generalizie di Roma si cerca di avere notizie più precise sulla situazione. Dall’isola padre Bernard Antoine, della Congregazione della Santa Croce, fa sapere via internet di avere ricevuto «un sos dal mio confratello nella capitale per avere acqua ed aiuto». Alla congregazione fanno riferimento due vescovi delle dieci diocesi e dodici tra comunità e residenze. Presenti dal 1944 nell’isola, gli attuali 70 religiosi sono organizzati in provincia autonoma dal 2003. Il direttore del collegio di Cap-Haitienne, padre Bernard Antoine, parla di diversi morti tra religiosi e seminaristi oltre che di una distruzione immane. «Stiamo ricomponendo da giorni i corpi di sacerdoti, religiosi, laici ed amici». Gli Oblati di Maria Immacolata sono presenti sull’isola dal 1943 e contano oggi 130 religiosi, per la maggior parte haitiani. Il superiore provinciale, padre Gaspar Joint, ha comunicato al superiore generale a Roma che il Collegio de Mazenod a Camp Perrin è distrutto. Uno degli studenti oblati, Weedy Alexis, 28 anni, è rimasto ucciso. Le 49 religiose della Congregazione delle Missionarie dell’Immacolata Concezione vivono all’aperto per la paura di nuove scosse e nuovi crolli degli edifici già colpiti. Ad Haiti le suore lavorano con i più poveri in varie opere educative e presso le parrocchie. L’ultima iniziativa è stata realizzata a Dubuisson, con i contadini, in una zona lontana dall’abitato: hanno dovuto cominciare da zero con le scuole, i centri sanitari, l’animazione missionaria. I cinque seminaristi camilliani inizialmente dati per dispersi sono al lavoro per aiutare i tre medici e cinque infermieri che senza sosta assistono decine e decine di feriti gravi nella struttura rimasta in piedi, mentre nel dispensario sono accampati oltre 100 bambini bisognosi di cure che vengono assistiti al meglio delle attuali possibilità. Danni anche alle diverse strutture dei gesuiti, a Canapè-Vert e al noviziato di Tabarre, mentre altri edifici della Compagnia sono rimasti intatti, anche se si teme per la sorte di due case di cui non si hanno notizie per la difficoltà dei collegamenti. Padre Daniel LeBlond, provinciale del Canada francese, da cui dipende la presenza dei gesuiti ad Haiti, ha inviato una lettera alla Congregazione per rassicurare sulla situazione e sullo stato di salute dei confratelli, di cui uno soltanto è ferito, allo stato attuale delle notizie. Il rettore maggiore dei salesiani, Pascual Chávez Villanueva, ha inviato un messaggio di solidarietà e di vicinanza a don Ducange Sylvain, superiore di Haiti. «Mi si spezza il cuore – dice don Chavez –  nel conoscere l’entità della devastazione, la sofferenza, la morte e la disperazione che si è lasciato dietro il terremoto. Il mio cuore sta con i confratelli della visitatoria di Haiti, con tutta la famiglia salesiana, a partire dalle figlie di Maria Ausiliatrice, i giovani e il caro popolo haitiano». Dei 66 religiosi in nove comunità presenti ad Haiti, uno è gravemente ferito e tre sono morti, tra cui fratel Hubert Sanon, 85 anni, primo haitiano a diventare salesiano dopo l’avvio della presenza dei seguaci di Don Bosco nel 1936. Da Roma la superiora generale delle Figlie di Maria Ausiliatrice, suor Yvonne Reungoat, ha parlato con la superiora locale, suor Marie Claire Jean, che ha riferito degli ingenti danni alle strutture ma non alle persone. «Tutte le sorelle sono ininterrottamente a servizio della popolazione più colpita. Vivono a cielo aperto, vista la precaria agibilità delle nostre case. Verificheremo presto la situazione logistica ma soprattutto la condizione delle ospiti delle case: allieve, bambine interne, insegnanti, collaboratori». Le Missionarie della Carità, la congregazione fondata da Madre Teresa, hanno aperto nove case ad Haiti per l’assistenza di malati, handicappati e orfani; gli edifici sono tutti danneggiati mentre secondo i primi resoconti le religiose sarebbero in salvo. Tra le altre congregazioni femminili italiane nessuna religiosa delle Figlie della Misericordia risulta fra le vittime del terremoto. L’ordine ha una missione a Gonaives, tre chilometri a nord della capitale, e lì gestisce una scuola. Altre testimonianze di dedizione senza sosta arrivano dai missionari cappuccini, dalle suore cappuccini, dai domenicani. Tutti all’opera per condividere la sofferenza dei fratelli e testimoniare che Dio non si è dimenticato dell’uomo.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: