mercoledì 19 dicembre 2018
Una cyber offensiva probabilmente condotta dall'intelligence di Pechino. Intercettati migliaia di cablogrammi. Xi definì Trump «un bullo». L'imbarazzo di Bruxelles
«Gli hacker per anni hanno spiato la diplomazia Ue»
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Per un indignato Xi Jinping Donald Trump è "un bullo", un prepotente che tratta la Cina come in un "incontro di boxe senza regole", un atteggiamento che va assolutamente fermato. Il leader di Pechino pronuncia queste parole davanti ad alcuni rappresentanti dell'Unione europea che, a loro volta, esprimono tutte le preoccupazioni di Bruxelles sul modo di agire rude e ostile del presidente americano: dall'affondo sui dazi allo scontro sulla lotta ai cambiamenti climatici, passando dalle critiche alla Nato e ai rapporti tra il tycoon e lo zar del Cremlino Vladimir Putin.
Lo spaccato emerge da migliaia di cablogrammi rubati da un'organizzazione di hacker che per anni ha violato la rete di comunicazioni diplomatiche della Ue. Una cyber offensiva molto probabilmente condotta dell'Esercito di liberazione popolare cinese, che opera alle dirette dipendenze dell'intelligence di Pechino, e scoperta da un'azienda di esperti in cyber sicurezza fondata da tre ex 007 della Nsa.
Oltre 100 dei cablogrammi hackerati sono finiti nelle mani del “New York Times”, e mettono in luce tutte le difficoltà dei 28 paesi europei nell'affrontare i rapporti con l'amministrazione Trump, ma anche nel gestire le relazioni con Mosca e Pechino. Ancora, emergono i timori di Bruxelles per un clima di incertezza mondiale che comporta il rischio di una ripresa del programma nucleare dell'Iran o quello che la Russia possa posizionare testate nucleari in Crimea.
In particolare, in alcuni cablogrammi inviati in Europa i responsabili della missione Ue a Washington raccomandano cautela nel rapportarsi con l'amministrazione Trump ricordando come gli Usa restino sempre l'alleato più importante dell'Europa. Anche se si invitano Bruxelles e le capitali a portare avanti i propri interessi anche scavalcando la Casa Bianca e rapportandosi direttamente con il Congresso Usa.
L'episodio porta alla mente la fuga di informazioni 'top secret' del Dipartimento di stato americano pubblicate nel 2010 da Wikileaks, mettendo in gravissimo imbarazzo con gli alleati l'amministrazione Obama e scatenando quello che fu ribattezzato il Datagate. Anche se stavolta ad essere sotto attacco è stato un canale di comunicazioni diplomatiche di livello inferiore, senza che tra le informazioni rubate ci siano documenti secretati. Inoltre l'operazione contro la rete Ue, spiegano gli esperti, si configura come "puro spionaggio", e non è mirata alla pubblicazione del materiale rubato come avvenne anche nel 2016 con il cyber attacco al partito democratico Usa.
La notizia è stata presa a Bruxelles con qualche imbarazzo, anche se la Commissione Ue respinge le critiche per una rete di comunicazioni in molti casi obsoleta e minimizza: "Prendiamo sul serio la questione, nessun Paese è immune a questo tipo di attacchi". E in questo caso - spiegano gli esperti - il cavallo di Troia per penetrare la rete Ue sarebbe stato il sistema informatico dei diplomatici di Cipro.
Ma non solo l'Ue è stata colpita. Dalle indagini condotte dalla società Area 1 emerge che ad essere hackerate sono state anche la rete Onu, con il furto di informazioni soprattutto sulla vicenda nordcoreana, la rete dei sindacati Usa, con i pirati infornatici interessati alla vicenda del Tpp, e le reti dei ministeri degli esteri e delle finanze di molti Paesi.

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