giovedì 7 giugno 2018
Il colloquio fissato dopo una lettera dei pastori al presidente. Il 30 maggio si erano interrotti gli incontri interrotti fra governo e società civile
Una barricata dei dimostranti anti-governativi a Masaya, cuore delle proteste (Epa)

Una barricata dei dimostranti anti-governativi a Masaya, cuore delle proteste (Epa)

COMMENTA E CONDIVIDI

Si apre uno spiraglio nella crisi nicaraguense. I vescovi del Paese hanno chiesto e ottenuto un incontro con il presidente Daniel Ortega. Lo incontreranno questo pomeriggio (la notte in Italia) per discutere "temi indispensabili e imprescindibili per la nostra patria, tra cui la giustizia e la democrazia, dai quali dipende la pace", si legge nel comunicato della Conferenza episcopale nicaraguense. L’obiettivo, spiegano i pastori "è valutare con lui l’opportunità di portare avanti il dialogo". Parole che danno speranza dopo la sospensione del negoziato tra governo e società civile, in cui i vescovi avevano accettato la richiesta delle parti di essere "garanti e testimoni".

Cominciata il 16 maggio, però, la trattativa è stata interrotta due volte. La prima, il 23 maggio, per l’intransigenza dell’esecutivo riguardo alla possibilità di andare al voto anticipato. Le elezioni che hanno assegnato il terzo mandato a Ortega, nel 2016, non sono riconosciute dall’opposizione che ha rifiutato di partecipare per l’esclusione dalla competizione del suo principale leader, Luis Callejas. Per uscire dall’empasse, la Conferenza episcopale aveva proposto la creazione di una commissione mista, formata da tre rappresentanti del presidente e tre anti-orteguisti.

La strage di 19 manifestanti pacifici, il 30 maggio, giorno della “festa della mamma”, aveva fatto naufragare l’iniziativa. Le violenze erano aumentate. Epicentro degli scontri, dal fine settimana, è Masaya, ex bastione della rivoluzione sandinista di cui Ortega è stato uno dei protagonisti. Domenica, per sfuggire ai proiettili degli agenti anti-sommossa e dei paramilitari orteguisti, un gruppo di dimostranti si era rifugiato nella chiesa di San Miguel: solo grazie alla mediazione del parroco ne era uscito indenne. L’ultimo morto a Masaya, un giovane ucciso con una pallottola alla testa, è di poche ore fa.

L’incremento delle vittime – che ormai superano quota 120 -, ha spinto i vescovi, ieri, a scrivere una lettera a Ortega per chiedergli una riunione urgente. Al termine del colloquio con il presidente, la Conferenza episcopale ne spiegherà i contenuti ai media, nel Seminario diNostra Signora di Fatima di Managua.

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: