martedì 29 dicembre 2015
54 giornalisti rapiti e tenuti in ostaggio; 154 quelli imprigionati. L'appello di Reporter senza frontiere: serve «un meccanismo concreto per l’applicazione del diritto internazionale sulla protezione dei giornalisti».
COMMENTA E CONDIVIDI
Sono stati 110 i reporter uccisi nel 2015. A documentarlo è l’annuale dossier dell’organizzazione Reporter senza frontiere, che quest’anno sottolinea un dato a sorpresa, rispetto al 2014 e agli altri anni: delle vittime solo una su tre si trovava in zona di confitto.Secondo l’organizzazione, sono 67 i giornalisti uccisi nell’esercizio della loro professione, un terzo dei quali in aree di conflitto, altri in realtà differenti, comprese, ad esempio, le otto firme del settimanale satirico francese Charlie Hebdo, giornalisti uccisi in redazione a Parigi nel corso di un attentato terroristico. In totale, però, i cronisti che hanno perso la vita nel corso degli ultimi dodici mesi sarebbero 110: altri 43, infatti, sono deceduti in circostanze non ancora chiarite. “È assolutamente necessario mettere in pratica un meccanismo concreto per l’applicazione del diritto internazionale sulla protezione dei giornalisti” afferma Christophe Deloire, segretario generale di Reporter senza frontiere, che pubblica i dati sulla situazione dei cronisti nel mondo nel corso del 2015. Un caso particolare è quello dei cosiddetti “citizen-journalists”, cioè reporter non professionisti, e ancora sette persone tra cameramen e altri figure professionali legate al giornalismo. Tra i Paesi più pericolosi vengono indicati l’Iraq con 11 vittime, la Siria e lo Yemen con 10, l’India con 9, quindi la Francia (8) con il Messico, e altri Paesi di Asia, Africa e Sud America. 54 sono i reporter rapiti e tenuti in ostaggio, il numero più alto dei quali in Siria. Altro dato drammatico, quello degli arresti, l’altro modo per ridurre al silenzio la stampa libera. Sono state 154 le persone nel 2015 a essere state imprigionate, soprattutto in Cina, in Egitto, ma anche nella Turchia del presidente Erdogan, che quest’anno ha fatto arrestare nove persone. A correre i rischi maggiori sono i fotoreporter, coloro che documentano fotograficamente e che per questo sono in prima linea sul campo. Reporter senza frontiere segnala che minacce crescenti giungono da forze terroristiche e da armate “non statuali”, come ad esempio Daesh. L’organizzazione internazionale chiede alle Nazioni Unite la nomina di un rappresentante speciale del segretario generale Onu che si occupi specificamente della protezione dei reporter. In dieci anni i giornalisti e colleghi dell’informazione deceduti nel mondo salgono così a 787. Reporter senza frontiere parla di “una situazione preoccupante, imputabile a una violenza deliberata contro i giornalisti”, che richiede azioni specifiche per la loro protezione nei cinque continenti.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: