sabato 21 ottobre 2017
Shinzo Abe vuole dal voto anticipato di domani più deputati per “aggiustare” il piano economico. Ai suoi liberal-democratici intorno il 34%, ventuno punti in più dei democratici. Incognita astensioni
Il premier giapponese Shinzo Abe si avvia alla riconferma nel voto anticipato (Ansa)

Il premier giapponese Shinzo Abe si avvia alla riconferma nel voto anticipato (Ansa)

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Disaffezione per la politica e un super-tifone in arrivo previsto sull’arcipelago sono le uniche incognite prima del voto di domani in Giappone. Il Partito liberal-democratico e il premier Shinzo Abe. Abe può guardare con fiducia al risultato previsto per le elezioni anticipate per il rinnovo della Camera dei Rappresentanti, la più importante nel sistema bicamerale imperfetto nipponico. Il quotidiano Asahi Shinbun pubblica oggi un sondaggio telefonico realizzato il 17 e 18 ottobre secondo il quale il sostegno al Partito Liberal-democratico per la quota proporzionale si attesta al 34 per cento, quello al Partito democratico costituzionale al 13 per cento e il Partito della Speranza, nuova formazione guidata dalla governatrice di Tokyo Yuriko Koike non supererebbe l’11 per cento, nonostante esperienza e carisma della signora Koike, già ministro della Difesa.
Abe, che godeva nella precedente legislatura di una dei due terzi dei seggi, punta a una conferma se non a una affermazione ancora maggiore, per almeno 310 seggi su 465, in coalizione col partito d'ispirazione buddista Komeito, tradizionale alleato, dato in crescita. Il grosso dei parlamentari si ottiene in realtà non nel proporzionale, ma nei collegi uninominali. Se la credibilità di Abe era stata fortemente intaccato da alcuni scandali, la reazione alla minaccia missilistica nordcoreana ha fatto risalire la fiducia nell'esecutivo. Di conseguenza, il premier ha deciso di giocare di anticipo per prevenire il consolidamento del progetto politico d'opposizione attorno alla sua ex ministra ma anche su concorrenti interni al suo partito.
Sul piano politico, due i temi cruciali della campagna elettorale di Abe. Il primo è la riforma della Costituzione pacifista in modo che il Giappone possa dotarsi di una propria capacità di difesa da eventuali minacce regionali, riconoscendo un ruolo alle Forze di autodifesa ma sempre nell'ottica dell'alleanza con gli Stati uniti. Per ottenere questo obiettivo, Abe deve avere non solo la maggioranza dei due terzi in entrambe le camere, ma deve anche vincere un referendum confermativo dagli esiti, secondo i sondaggi, tutt'altro che scontati.
Il secondo punto è il suo progetto di utilizzare l'aumento della tassa di valore aggiunto dall'8 al 10 per cento, previsto a ottobre 2019, non a copertura del deficit ma per politiche espansive, aumentando la spesa pubblica in particolare nel settore dell'istruzione, della cura dell'infanzia e del sostegno al lavoro per le donne. Si tratta di una strategia per affrontare l'annoso problema dell'invecchiamento della popolazione. Il Partito della Speranza di Koike e il Partito democratico costituzionale, dal canto loro, sono per non aumentare l'imposta indiretta sui consumi. Molti osservatori tuttavia hanno visto in quest'elezione un referendum sull' “Abenomics”, le politiche economiche propugnate da Abe e dal suo governo, che finora non sono riuscite pienamente a rilanciare l’economia e a ridare piena fiducia ai pur disciplinati abitanti di un Paese scosso da scandali, stagnazione e una crisi demografica sempre più pressante.

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