lunedì 2 ottobre 2023
Il fuoco della resilienza di un Paese in guerra non è soltanto quello dei cannoni nel freddo che si avvicina nel Donbass
Si fa scorta di legno per l'inverno che sta già arrivando

Si fa scorta di legno per l'inverno che sta già arrivando - Ansa

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Il fuoco della resistenza non è soltanto quello dei cannoni nell’inverno del Donbass che si avvicina. Per la gente dell’Ucraina che continua ad abitare vicino al fronte, il fuoco che la salverà dal gelo sarà anche e soprattutto quello della legna. È la grande arma per sopravvivere al freddo. Sono 77mila le famiglie nella regione di Donetsk che «hanno bisogno di legna da ardere per il riscaldamento invernale», fa sapere l’amministrazione militare regionale. In tutto 230mila persone che restano «fra comunità in prima linea e villaggi liberati», avvertono le autorità dell’oblast nell’est del Paese che per la maggior parte è occupata dalle truppe russe. Come un anno fa, il nuovo nemico che attende l’intero Stato in guerra da quasi venti mesi è l’inverno. Perché la nazione aggredita sa bene che il Cremlino tornerà a prendere di mira a breve gli snodi energetici per lasciare senza luce e calore la popolazione. È quello che già succede nelle zone più vicine ai campi di combattimento dove l’energia elettrica e il gas non arrivano per i bombardamenti sistematici alle infrastrutture – distrutte e solo minimamente riparate – e dove l’inverno si farà particolarmente sentire.

Come a Lyman e Sviatohirsk, le due cittadine da cui l’esercito di Mosca dista una decina di chilometri e che sono bersaglio di attacchi notte e giorno. Qui «verranno riscaldati soltanto gli ospedali e le strutture sociali», annuncia l’amministrazione militare, ma «funzioneranno anche come punti di rifugio per i residenti». Impossibile impiegare il sistema centralizzato di calore in località dove «gran parte degli edifici residenziali e degli impianti energetici» è devastata. Ecco allora la scelta obbligata di limitare l’approvvigionamento.​Nell’intera regione sono almeno dieci gli abitati destinati a essere senza riscaldamento perché le reti del gas e dell’elettricità sono fuori uso. Fra questi c’è anche Bakhmut, la cittadina in macerie conquistata da Mosca lo scorso maggio dopo feroci battaglie durate tutto lo scorso inverno e ora uno dei punti della controffensiva ucraina che prova a riguadagnare spicchi di territorio. E c’è Chervone, villaggio fra Kramatorsk e Kostiantynivka, entrambi teatri di massacri di civili con missili del Cremlino piombati su un ristorante e sul mercato. Nell’insediamento perso fra le colline dove alcune delle miniere rimangono aperte, mancano corrente, gas e acqua potabile da otto mesi. In venti hanno deciso di resistere sotto le bombe. E alle temperature che scenderanno fino a meno venticinque gradi nei prossimi mesi. «Non intendo evacuare nonostante me lo abbiano proposto più volte. Voglio passare l’inverno qui, anche se sarà davvero dura», spiega la pensionata Valentine mentre riordina i mille chili di carbone e legname che ha trovato o comprato. «Ma sono consapevole che quanto ho messo insieme non basterà fino ad aprile.

Ecco perché la reale speranza è che la guerra possa finire», sospira. La foresta è un potenziale soccorso. «Però è pericoloso andarci. Tutto tuona, la terra trema per i costanti bombardamenti», aggiunge Olena, anche lei impegnata nella ricerca di un riscaldamento fai-da-te. «E poi avremo bisogno di torce a pile e di candele», prosegue. L’amministrazione locale è accanto agli “irriducibili” lungo le trincee. «Lo scorso anno – afferma il capo del distretto di Kostiantynivka, Oleksiy Roslov – avevamo ricevuto una sovvenzione dallo Stato per la legna da ardere. A oggi il nodo resta ancora da sciogliere. Il governo dice che ci sarà un contributo, ma non è stato deliberato. I residenti hanno necessità di mezzi per l’inverno». Più ottimista l’amministrazione regionale che ripete di poter sostenere migliaia di famiglie con i “ceppi della salvezza”. «Abbiamo quasi settecento generatori elettrici pronti a entrare in funzione negli snodi critici in caso di attacchi russi ai sistemi elettrici per mettere in ginocchio l’oblast – avverte Larisa Guseva, vice-responsabile del dipartimento alloggi –. E poi ci sono a disposizione 207 “punti di invincibilità”, luoghi di riparo per la popolazione dotati di generatori, riscaldamento, scorte alimentali e letti. Ce la faremo anche questa volta».

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