venerdì 25 giugno 2010
Per i giudici della Corte di giustizia, staccare un ventilatore o tagliare un tubo dell' alimentazione «rientra nella categoria delle forme accettabili per interrompere il trattamento», se c'è il consenso del paziente. I magistrati tedeschi hanno assolto un avvocato condannato a nove mesi di reclusione per aver consigliato a una sua cliente di tagliare il tubo che serviva ad alimentare artificialmente la madre.
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Staccare il tubo che serve a tenere in vita un paziente in coma da anni non è reato. Lo ha sentenziato oggi il "Bundesgerichtshof" (Bgh), la Corte di Cassazione, che ha assolto un avvocato condannato a nove mesi di reclusione per aver consigliato a una sua cliente di tagliare il tubo che serviva ad alimentare artificialmente la madre. L'anziana donna, ricoverata dall'ottobre 2002 in una casa di riposo di Bad Hersfeld, nell'Assia, dopo essere entrata in coma in seguito ad un ictus, aveva in precedenza espresso l'intenzione di non voler essere mantenuta in vita artificialmente. Rispettando il volere della madre, la figlia aveva tagliato nel dicembre 2007 la sonda collegata allo stomaco della madre, ma il personale se ne era accorto in tempo aveva ripristinato l'alimentazione forzata. Due settimane dopo la paziente era deceduta per collasso circolatorio. Nell'aprile del 2009 il tribunale di Fulda aveva condannato per tentato omicidio a nove mesi di reclusione con la condizionale e a un'ammenda di 20mila euro l'avvocato bavarese Wolfgang Putz per aver consigliato alla sua assistita di tagliare il tubo con cui veniva forzatamente alimentata la madre di 76 anni, per la quale i medici avevano diagnosticato l'impossibilità di un ritorno a condizioni di coscienza e di guarigione. Adesso il "Bgh" ha assolto l'avvocato Putz, motivando la decisione con il fatto che «l'interruzione del mantenimento in vita in conformità alla volontà espressa dal paziente non è punibile». Con questa sentenza viene confermato che l'accanimento terapeutico non può essere esercitato nemmeno su quei pazienti che non hanno firmato il testamento biologico, la cui validità è stata confermata lo scorso anno dal Bundestag. In Germania sono più di 10 milioni le persone che hanno già sottoscritto un testamento biologico. La corte tedesca di ultima istanza ha deciso oggi che ai malati terminali tenuti in vita artificialmente deve essere garantito il diritto di morire, se ne hanno espresso la volontà, in una storica sentenza sul suicidio assistito. Dopo anni di dibattito sull'eutanasia, la Corte Federale di Giustizia ha accolto il ricorso presentato da Putz.Il tribunale ha stabilito che chi ha la tutela del malato deve poter interrompere i supporti vitali se queste sono le sue volontà. Quando i giudici hanno letto la sentenza, che medici ed esperti legali hanno definito uno spartiacque, nell'aula di tribunale di Karlsruhe, nella Germania sudoccidentale, sono esplosi gli applausi.«La sentenza di oggi fornisce chiarezza legale su un aspetto fondamentale del conflitto tra ciò che è permesso in senso passivo e vietato in quello attivo», ha commentato il ministro della Giustizia, Sabine Leutheusser- Schnarrenberger. «Parliamo del diritto di una persona a decidere, e quindi viene toccata una questione fondamentale: come vivere con dignità».
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