giovedì 20 gennaio 2011
Voto a Strasburgo: niente aiuti ai Paesi in cui sono discriminati o perseguitati. Chiesta con urgenza ai Ventisette una strategia comune con possibili misure restrittive contro gli Stati che volutamente non tutelano le confessioni religiose. Il documento sarà recapitato immediatamente ai rappresentanti di Pakistan, Iran, Iraq, Nigeria, Filippine e Vietnam. 
- Un segno una speranza di Luigi Geninazzi
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Di fronte alle violenze e alle stragi di cui i cristiani sono vittima in Medio Oriente e altrove, il Parlamento europeo chiede all’Ue non solo condanne ma atti concreti in difesa delle comunità cristiane e della libertà di culto per tutte le minoranze religiose. Il Parlamento dell’Ue lo chiede in termini mai così urgenti nella risoluzione quadro approvata ieri a larghissima maggioranza dall’insieme dei gruppi politici. Il Parlamento chiede anche al presidente pachistano Asif Ali Zardari la grazia e la «liberazione immediata» di Asia Bibi, la cristiana condannata a morte per blasfemia nei confronti dell’islam. Presentata per iniziativa italiana dopo i recenti massacri di cristiani in Egitto, Nigeria e Iraq, la risoluzione in cui sono stati fusi i testi dei vari gruppi condanna le violenze anti-cristiane anche in Pakistan e Iran. La denuncia dei parlamentari si riferisce anche ad atti non di terroristi: come l’interruzione forzata di una Messa celebrata durante a Natale dai 300 fedeli nell’autoproclamata Repubblica turca di Cipro-Nord. All’Alto rappresentate per la politica estera Ue, Catherine Ashton, la mozione chiede che l’azione diplomatica garantisca la libertà di culto e la sicurezza delle comunità come priorità nelle relazioni dell’Ue con il resto del mondo, anche negli accordi di cooperazione economica o di cooperazione politica. La risoluzione per la prima volta tratta le persecuzioni contro i cristiani come un problema collegato al diritto della libertà religiosa e raccomanda di condizionare gli «aiuti» e la «cooperazione economica» con gli altri Paesi al «rispetto dei diritti delle minoranze». Per questo si raccomanda di «sviluppare con urgenza una strategia dell’Ue» anche con «un elenco di misure contro gli Stati che intenzionalmente non tutelano le confessioni religiose» mentre il nuovo servizio diplomatico europeo dovrà mettere in piedi «un sistema permanente per il monitoraggio delle restrizioni governative e sociali alla libertà religiosa», riferendo periodicamente in Parlamento. La Ashton e i ministri degli Esteri dei Ventisette il 31 gennaio avranno la prima occasione per discuterne: una riunione nella quale – la richiesta è venuta dal ministro Franco Frattini – la persecuzione dei cristiani e il rispetto della libertà religiosa saranno all’ordine del giorno per un esame degli strumenti su cui l’Ue può far leva allo scopo di spingere i suoi interlocutori a rispettare quelli che sono valori essenziali dell’Unione Europea. I ministri dovranno accordarsi anche su sanzioni economiche o politiche da applicare ai Paesi che negano deliberatamente protezione alle minoranze religiose. Significativamente, intanto, il testo della risoluzione verrà recapitato ai parlamenti ed ai governi di Egitto, Iran, Iraq, Nigeria, Pakistan, Filippine, Vietnam, e all’Organizzazione della Conferenza islamica. Attraverso alcuni suoi membri, quindi, il documento arriverà anche alla Lega Araba i cui leader questa settimana in un vertice in Egitto, sulle rive del Mar Rosso, hanno ritenuto di definire «ingerenza negli affari interni» le iniziative europee in difesa della libertà religiosa, accusando l’Ue di ignoranza delle situazioni dei loro Paesi.Mentre l’assemblea di Strasburgo votava la mozione, l’Osservatore Romano pubblicava un intervento in cui monsignor Rino Fisichella, presidente del Pontificio consiglio per la nuova evangelizzazione, ha sottolineato che anche oggi la vita della Chiesa è segnata dal martirio di tanti cristiani com’è avvenuto nei secoli passati. «Il martirio di molti cristiani – scrive monsignor Fisichella – non è diverso da quello sofferto nel corso dei secoli della nostra storia, eppure è veramente nuovo perché provoca gli uomini del nostro tempo spesso indifferenti a riflettere sul senso della vita e sul dono della fede». A commento della risoluzione il presidente dei parlamentari Pdl Mario Mauro, che è stato all’origine dell’iniziativa, ha detto che «siamo a una svolta» poiché il voto «rompe finalmente quell’imbarazzo che l’Ue ha avuto fino ad oggi nel parlare esplicitamente dei cristiani e delle persecuzioni che subiscono in ogni parte del mondo». L’assemblea, ha detto ancora Mauro, «dichiara con forza che le minoranze cristiane sono perseguitate e chiede soprattutto che l’Ue si muova concretamente per proteggerle». Il presidente della delegazione dell’Udc nell’Europalamento, Carlo Casini, ha poi tenuto a ricordare che il martirio di tanti cristiani «è anche un monito perché l’Europa ritrovi le sue radici e la sua identità cristiana» e «l’Europa invochi giustamente le responsabilità dei governi nazionali e delle istituzioni europee per fermare le violenze contro i cristiani, ma ritrovi anche le sue radici, per essere se stessa e perciò per essere più capace, autorevole e credibile».Da sinistra David Sassoli, capogruppo del Pd, ha parlato di «un fatto storico», con cui l’Europa decide di «far sentire tutto il suo peso per garantire il diritto di libertà di credo». Un voto, ha concluso Gianni Pittella, che dà all’alto rappresentante Ashton «un mandato chiaro e forte per agire».
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