mercoledì 1 luglio 2009
Diffuse dalle autorità le foto dei primi ricercati per gli attentati degli ultimi due giorni. Si crede che i responsabili siano ancora nascosti a Maiorca. Sotto stretto controllo le partenze per evitare fughe. Dolore nel Paese, 2mila persone ai funerali degli agenti uccisi.
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Giovani dai visi comuni e dall’aria qualunque. Proprio come quelli dei due agenti della Guardia civil uccisi giovedì da Eta a Maiorca. Appaiono così nelle foto segnaletiche, diffuse ieri, i sei primi ricercati per i due attentati – di Burgos e delle Baleari – che in 34 ore hanno seminato il terrore in Spagna. I ragazzi – quattro uomini e due donne – sarebbero entrati, secondo fonti investigative, nel Paese dalla Francia nelle scorse settimane. Non è ancora certo quale ruolo i giovani abbiano avuto negli attacchi. La polizia è, però, convinta che si tratti di etarras, militanti dell’organizzazione, arrivati in territorio iberico con l’obiettivo di colpire. Solo uno di loro, Oroitz Gurruchaga Gogorza, era già noto alle forze dell’ordine perché frequentatore assiduo – e violento – dei raduni pro Eta. Motivo per cui era stato processato e condannato a febbraio. Gli altri cinque nomi – di chiara origine basca – sono, invece, nuovi. L’elemento avvalorerebbe l’ipotesi che ad agire sia stato un commando secondario e, eventualmente, “sacrificabile”. La pressione delle autorità è molto forte. Le indagini proseguono a ritmo serrato mentre a Maiorca è in corso una vera “caccia agli uomini”. Se ne inseguono in particolare due, già identificati dalla polizia, sospettati di aver piazzato la bomba a ventosa – azionata a distanza secondo fonti investigative – che giovedì ha fatto saltare in aria il fuoristrada coi due militari a bordo a Calvià. Una traccia importante potrebbe essere una Volkswagen scura avvistata sul luogo dell’agguato.Gli inquirenti sono convinti che i terroristi siano ancora sull’isola, in attesa che “le acque si calmino”. Per le autorità, è probabile che siano approdati a Maiorca in traghetto in anticipo. E che, per settimane, siano rimasti nascosti in un appartamento. Dove attenderebbero, il momento opportuno per scappare. Cosa non facile. Le forze di sicurezza hanno blindato Maiorca: porti e aeroporto sono aperti ma le partenze sono controllate. «I terroristi non hanno scampo», ha dichiarato ieri mattina il premier Zapatero, arrivato a Maiorca col capo dell’opposizione Rajoy. I due “rivali” hanno visitato insieme la camera ardente degli agenti assassinati. Duemila persone – tra cui i principi Felipe, Cristina e Elena, esponenti del governo, oltre al governatore basco Patxi Lopez – si sono radunate nella cattedrale di Palma per dire addio ai due giovani militari nel corso di una commovente cerimonia funebre, celebrata dall’arcivescovo Juan del Rio Martin, ordinario militare di Spagna, insieme al vescovo di Maiorca, monsignor Jesus Margui. Il re, in visita alle Azzorre, ha mandato un messaggio di cordoglio. Una dura condanna degli agguati è stata anche espressa dalla Conferenza episcopale spagnola. «Il terrorismo è la più grande minaccia per la pace», hanno detto i vescovi. Tutte le città del Paese, inoltre, si sono fermate a mezzogiorno per aderire ai “raduni silenziosi”, contro il terrorismo
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