venerdì 22 settembre 2023
Il fronte si allarga con la prima visita del presidente siriano dal 2004: domani parteciperà all’inaugurazione dei Giochi asiatici. Il ministero degli Esteri cinese: «Approfondiremo la cooperazione»
L’arrivo a Hangzhou di Bashar al-Assad e della moglie Asma

L’arrivo a Hangzhou di Bashar al-Assad e della moglie Asma - Ansa

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Una visita all’insegna del “ritorno” di Damasco su uno scacchiere internazionale più esteso. Bashar al-Assad è arrivato ieri in Cina nella prima visita di Stato del presidente siriano nel gigante asiatico dal lontano 2004. Assad – riferisce la televisione cinese di Stato Cctv – è giunto all’aeroporto di Hangzhou, capitale della provincia orientale del Zhejiang, accompagnato dalla moglie Asma e da una larga delegazione ufficiale. Domani sarà presente alla cerimonia di apertura della 19esima edizione dei Giochi asiatici e parteciperà, a margine dell’evento sportivo, a un ricevimento ospitato da Xi Jinping a cui dovrebbero presenziare anche il principe ereditario del Kuwait e il premier sudcoreano Han Duck Soo. Assad si sposterà successivamente a Pechino per nuovi colloqui con i leader cinesi. Secondo la portavoce del ministero degli Esteri cinese Mao Ning, la visita «permetterà di approfondire ulteriormente la reciproca fiducia politica e la cooperazione in vari campi, spingendo le relazioni bilaterali a nuovi livelli».

Pechino e Damasco, ha aggiunto Mao, hanno «una tradizionale e profonda amicizia» prima di ricordare che la Siria «è stata tra le prime nazioni arabe a stabilire relazioni diplomatiche con la Repubblica popolare ed è stata anche uno degli sponsor dell’accordo di ripristino del seggio legittimo della Cina all’Onu» al posto della Repubblica di Cina, l’attuale Taiwan. Un’amicizia ricambiata certamente dalla Cina che, in questi ultimi dodici anni di guerra in Siria, ha opposto il veto almeno otto volte al Consiglio di sicurezza dell’Onu per bloccare mozioni di condanna contro il regime di Assad, tra cui una relativa all’uso di armi chimiche. Anche l’accademico e analista cinese Yin Gang considera la visita «un segno che le relazioni sino-siriane potrebbero tornare al livello precedente alla Primavera araba, quando i due Paesi erano impegnati in un ampio spettro di programmi di cooperazione e condividevano una forte amicizia». Le “nuove potenziali aree di cooperazione” riguardano i progetti di ricostruzione della Siria, più precisamente la costruzione di dighe e di piattaforme petrolifere.

Difficile non guardare alla missione di Assad in Cina anche alla luce del ruolo sempre più importante che Pechino sta svolgendo in Medio Oriente e nel Nordafrica. Già nel 2018, circa 200 società cinesi hanno partecipato alla Fiera del commercio di Damasco, inaugurando una nuova stagione di collaborazione in continua espansione, mentre al gennaio 2022 risale l’adesione di Damasco alla Belt and Road Initiative (Bri), più nota come la “Nuova via della seta”. Il ruolo di Pechino si vede oggi “favorito” sia dall’impegno bellico russo in Ucraina, specie in quelle nazioni che si sentono “trascurate” da Mosca, sia dalle preoccupazioni elettorali negli Stati Uniti.

La crescente influenza della Cina in Medio Oriente si è manifestata lo scorso marzo, quando Pechino ha ospitato i colloqui tra l’Iran e l’Arabia Saudita, sfociati nella ripresa delle relazioni diplomatiche tra i due Paesi, interrotte dal 2016. Fu questa normalizzazione a sorpresa a contribuire, tra altre motivazioni, alla scelta saudita di invitare Bahar al-Assad al vertice della Lega Araba tenutosi nel maggio scorso a Gedda, permettendo al rais siriano di posare, per la prima volta dal 2010, tra i suoi omologhi e alla Siria il reintegro nel consesso arabo.

L’interesse cinese per la Siria è inoltre legato a preoccupazioni securitarie. Durante l’ascesa del Daesh in Medio Oriente, diverse centinaia di cittadini cinesi uighuri si sono recate nella regione per combattere nelle fila dell’organizzazione terroristica, molti dei quali si sarebbero successivamente rifugiati nella provincia antigovernativa di Idlib. Da qui una cooperazione bilaterale nell’ambito della sicurezza da cui deriva un interesse cinese a favorire la stabilità del regime di Damasco. La Cina è il terzo Paese non arabo visitato da Assad sin dall’inizio della guerra in Siria, nel 2011. Gli altri due sono l’Iran e la Russia, coinvolti direttamente nel conflitto in Siria, i principali alleati del suo regime.

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