sabato 11 settembre 2010
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«Non si dovrebbe amplificare oltre misura la portata di ciò che appare come una provocazione isolata, tanto più dopo le condanne tempestive giunte dal Vaticano e dalle altre maggiori cancellerie». A pensarlo è lo studioso franco-algerino Ghaleb Bencheikh, noto interprete sul versante musulmano del dialogo interreligioso e presidente del ramo francese della Conferenza mondiale delle religioni per la pace. In Italia, è uscito «Che cos’è l’islam? Per favore, rispondete» (Mondadori).  Come giudica quanto sta accadendo in Florida?Sinceramente, benché la provocazione sia forte, occorre circoscriverla al suo livello. A mio parere, questo reverendo è probabilmente un esaltato, come sostengono del resto alcuni che lo conoscono. La saggezza raccomanda a tutti i musulmani di non cadere nella trappola della provocazione. Sfortunatamente, assistiamo già a manifestazioni a Giacarta, Islamabad, Kabul. Come sempre, l’idiozia risponde all’idiozia e l’estremismo all’estremismo. Si devono temere altre reazioni?Certo. Non si dovrebbero affatto sottovalutare le reazioni già in corso e in generale i rischi di strumentalizzazioni da parte di chi vorrebbe rappresaglie. Il problema principale, adesso, è proprio quello di bloccare ogni escalation di tensione. Si può in qualche modo fare della prevenzione contro queste derive?Spesso non c’è prevenzione che tenga. Ma una volta che casi simili esplodono, occorre misurare ogni dichiarazione. Non sono affatto certo, ad esempio, che quanto ha detto il generale americano Petraeus sull’aggravarsi dei rischi per i soldati Usa contribuisca a migliorare la situazione. A mio parere, frasi del genere la aggravano. Nelle ultime ore, si può al contempo sottolineare come positivo il fatto che per una volta le reazioni dei capi di Stato musulmani siano state tendenzialmente moderate.    Anche nella scia del caso Sakineh, c’è chi parla di un rischio montante di strumentalizzazioni politiche o intolleranti delle religioni. Che ne pensa?Il cuore nobile delle religioni consiste in una dimensione di elevazione spirituale e d’altruismo che è stata simbolizzata di recente da figure come Madre Teresa, l’abbé Pierre o i sufi musulmani. Ma, accanto, permane anche un rischio reale di estremismo ritualista o di chiusura all’altro. L’abbiamo visto spesso in quest’ultimo decennio, soprattutto nelle società arcaiche dove la riflessione non riesce a confrontarsi con la modernità.I media dedicano poco spazio agli sforzi di dialogo?Chi parla d’incontro, dialogo, amore, misericordia, pace spesso non fa ascolto, come si dice. Ogni piccolo scandalo, invece, viene amplificato. Viviamo in questo tipo di società, certo, ma non è affatto un motivo per abbandonare la strada del confronto.
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