martedì 10 novembre 2009
Nuovo rapporto di Human Rights Watch, prima organizzazione laica a far ciò dopo le denunce di questi anni da parte di numerose associazioni religiose. Nel documento dal titolo «On vulnerable grounds», l’Ong con sede a New York denuncia che le minoranze «sono prese a bersaglio nella lotta fra arabi e curdi per il controllo del territorio nella regione di Ninive», di cui Mosul è la capitale.
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È un conflitto territoriale nascosto ma che continua a fare moltissime vittime quello in corso nel nord dell’Iraq e che vede soccombere soprattutto le minoranze etniche e religiose, tra le quali in particolare i cristiani. Un conflitto che vede per protagonisti da una parte il governo centrale arabo di Baghdad e dall’altra i curdi del governo regionale del Kurdistan, con rapporti tra loro talmente tesi che si rischia «un’altra catastrofe dei diritti umani per le piccole comunità di minoranza che hanno vissuto per anni in quei territori». A lanciare l’allarme con la pubblicazione di un nuovo rapporto è stata ieri l’organizzazione umanitaria Human Rights Watch, prima organizzazione laica a far ciò dopo le denunce di questi anni da parte di numerose associazioni religiose. Nel documento dal titolo «On vulnerable grounds», l’Ong con sede a New York denuncia che le minoranze «sono prese a bersaglio nella lotta fra arabi e curdi per il controllo del territorio nella regione di Ninive», di cui Mosul è la capitale. Le minoranze prese di mira sono i 550mila cristiani, i 220 mila yazidi (setta accusata di essere adoratrice del diavolo) e i 60 mila shabaki (minoranza etnica), oltre che i turcomanni e i curdi kakai (comunità che pratica un culto sincretista). Queste minoranze, è scritto nel rapporto, «si ritrovano in una posizione sempre più precaria, mentre il governo centrale dominato dagli arabi e il governo regionale del Kurdistan lottano per il controllo dei territori contesi». Human Rights Watch accusa in particolare le forze curde di ricorrere «a detenzioni e arresti arbitrari, ad atti di intimidazione e in certi casi a violenze a bassa intensità contro le minoranze che sfidano il controllo del governo regionale sui territori contesi». Viene ricordata inoltre la serie di attacchi contro i cristiani di Mosul nel settembre del 2008 che ha portato all’esodo di migliaia di cristiani dalla città, sottolineando che dal milione di cristiani presenti in Iraq nel 2003 si è passati ai 675mila del 2008 e che circa il 20% dei profughi nei Paesi confinanti sono cristiani. Human Rights Watch chiede quindi al governo regionale del Kurdistan «un’inchiesta imparziale e indipendente» sui responsabili delle violenze, «incluse le forze di sicurezza curde».
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