venerdì 27 novembre 2009
Chiesa rasa al suolo e danni a un convento in Nord Iraq: «Messaggi mafiosi». Nessuna vittima: gli attentatori hanno fatto evacuare le persone e poi, con calma, hanno piazzato gli ordigni. Ciò che più spaventa i fedeli è che il commando ha agito indisturbato. Monsignor Warduni: «Nessuno è più al sicuro». L’arcivescovo Emil Shimoun Nona: «Hanno voluto colpire un simbolo».
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Mosul torna la paura: ieri mattina un duplice attentato è stato compiuto contro luoghi di culto cristiani nella città del nord Iraq. Due diversi ordigni hanno colpito la chiesa di Sant’Efrem e la Casa Madre delle suore domenicane di Santa Caterina. Non si hanno notizie di vittime, ma la chiesa è andata completamente distrutta, mentre il convento delle suore ha riportato danni. Lo riporta l’agenzia AsiaNews che cita fonti cristiane della città, che parlano di «minaccia in stile mafioso». L’attacco è stato compiuto alle 10 ora locale da un commando – pare di una decina di persone – che ha fatto irruzione nella chiesa di Sant’Efrem, nel quartiere di al-Jadida. Gli attentatori hanno fatto evacuare le persone dal luogo di culto poi, con tutta calma, hanno posizionato gli ordigni e sono fuggiti. Una tecnica già usata nel dicembre 2004 nella distruzione di altre chiese della città. La deflagrazione ha raso al suolo l’edificio. Compiuto il primo raid, gli attentatori si sono diretti verso la Casa madre delle suore domenicane di Santa Caterina. L’esplosione alle 10.30, mezz’ora dopo l’attentato alla chiesa. Non ci sono dettagli sui danni riportati dall’edificio, né se vi siano dei feriti fra le religiose. Una fonte locale spiega che la comunità cristiana aveva ricevuto in passato minacce e gesti dimostrativi, «ma nulla di così eclatante». «Fra i fedeli – aggiunge – c’è molta paura perché gli attentatori hanno agito indisturbati». Più ancora della paura, comincia a serpeggiare un sentimento di «rabbia e delusione verso il governo locale e il governo nazionale». «È l’ennesima delusione per i cristiani, che si sentono abbandonati». «Questo è un attacco a tutta la Chiesa irachena, ha affermato il vicario patriarcale di Baghdad, monsignor Shlemon Warduni, e dimostra che nessuno è al sicuro». Duro commento anche del neo eletto arcivescovo di Mosul. «Hanno voluto colpire un simbolo della presenza cristiana e cattolica irachena e non solo di Mosul», ha detto monsignor Emil Shimoun Nona . «Fortunatamente – ha aggiunto il successore del vescovo Rahho assassinato nel marzo dello scorso anno – non abbiamo notizie di vittime, il parroco si è salvato perché non era in canonica. La polizia ha avviato un’indagine, ma resta difficile capire come sia potuta accadere una cosa simile dato che davanti ai luoghi di culto ci sono sempre camionette della polizia». «Hanno voluto colpire una parrocchia nel centro della città – spiega ancora il neo-arcivescovo –, una zona povera in cui restano ancora alcune famiglie cristiane che non hanno potuto lasciare la città. Adesso che è tornata la paura ricomincerà la fuga dei cristiani».A Roma il procuratore caldeo presso la Santa Sede ha sottolineato come l’attentato riporti «la paura nel cuore della comunità cristiana irachena» e suoni come «una minaccia affinché lascino il Paese». I cristiani – ha aggiunto – «non si sentono protetti né dalle autorità locali né da quelle centrali e sono quindi spinti dalle violenze a scegliere di emigrare». Monsignor Najm non ha escluso che il duplice attentato sia legato a un crescente clima di tensioni in vista delle previste elezioni di gennaio.
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