giovedì 14 settembre 2023
Shaukat e Kiran Masih sono stati fermati nel ghetto cristiano di Chaudhry Colony a Lahore: accusati da un islamico, con prove da lui trovate in casa della coppia, di aver distrutto pagine del Corano
Le proteste dei cristiani a Lahore dopo le violenze di agosto

Le proteste dei cristiani a Lahore dopo le violenze di agosto - Ansa

COMMENTA E CONDIVIDI

La crisi aperta, sul punto della rottura tra le comunità cristiana e musulmana, dai roghi del 16 agosto a Jaranwala, sembra essere rientrata anche per l’opera di moderazione delle autorità religiose delle due fedi, ma non si arresta invece lo stillicidio di accuse di blasfemia, che portano con loro non soltanto l’obbligo della polizia di avviare indagini e a volte di mandare a processo gli accusati, ma comporta rischi per la loro incolumità durante i procedimenti o anche in caso di assoluzione.
L’ultimo caso è dei giorni scorsi, quanto una coppia di battezzati, Shaukat e Kiran Masih sono stati fermati nel ghetto cristiano di Chaudhry Colony a Lahore. Secondo gli inquirenti, l’accusatore, il musulmano Muhammad Tamoor la notte precedente avrebbe visto diverse pagine cadere dal tetto di una casa. Dopo avere bussato e avere chiesto spiegazioni sarebbe salito al piano superiore dove avrebbe notato una borsa nascosta dietro la cisterna dell’acqua contenente pagine del Corano. Dopo avere chiamato la polizia ha consegnato agli agenti la borsa e il suo contenuto.
Al commissariato è stata aperta un’indagine in base all’articolo 295-B del Codice penale, uno di quelli che complessivamente sono meglio conosciuti come “legge antiblasfemia” e che riguarda la profanazione del libro sacro dei musulmani con il suo utilizzo in tutto o in parte in modo oltraggioso o illegale. La pena massima prevista è l’ergastolo.
Shaukat e la moglie sono ora sotto custodia e se le loro prospettive sono al momento incerte, la loro vicenda a riacceso tensioni in una provincia, quella che ha come capoluogo la grande città di Lahore, che ospita le più consistenti comunità cristiane del Pakistan. Come in altri casi che frequentemente escono dal disinteresse e a volte le coperture per emergere in denunce all’estero, anche questo mostra da una parte l’incapacità dell’autorità politica di agire per rendere meno severi i reati e meno arbitrarie le denunce, dall’altra la solerzia della polizia e dei magistrati a prendersi carico dei casi mancando però di tutelare pienamente i diritti e la sicurezza a vole degli accusati che, in maggioranza vengono successivamente scagionati nei primi due gradi di giudizio. Mancano anche spesso, nonostante sia previsto dalla legge con un provvedimento recente, la punizione per chi ingiustamente accusi di blasfemia, spesso per interessi personali o contrasti di vicinato individui di una fede minoritaria.

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: