martedì 19 giugno 2012
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Prima l’ennesima strage subita, poi la rappresaglia, anche indiscriminata. Se la pazienza dei cristiani nigeriani, di fronte alle stragi in chiesa, è stata messa a dura prova, non c’è giustificazione per la violenza gratuita. Ce n’è invece per la legittima difesa. Ne abbiamo parlato con Mauro Cozzoli, ordinario di Teologia morale alla Pontificia Università Lateranense.Monsignor Cozzoli, quali sono i limiti all’uso delle armi quando si è sotto attacco continuo e ripetuto, come accade ai cristiani di Nigeria?Di fronte alle ripetute, violente e mortali aggressioni subite, l’istinto della ritorsione e della vendetta, fino alla rappresaglia, è immediato e forte. C’è chi lo legittima in nome della giustizia vendicativa, sanzionata dalla legge del taglione. Non è, non può essere questa però la risposta morale, la risposta dell’intelligenza etica definita dal Vangelo, in cui – davanti alla rivalsa sancita dall’"occhio per occhio e dente per dente" – risuona forte e irrevocabile il «ma io vi dico» di Gesù: «non opporti al malvagio»; «porgi l’altra guancia»; «amate i vostri nemici e pregate per i vostri persecutori». Un insegnamento recepito e affermato subito dai discepoli. Nell’insegnamento di Pietro e di Paolo, non solo il cristiano «non si lascia vincere dal male»; «non rende male per male, né ingiuria per ingiuria», ma «vince con il bene il male»; «risponde benedicendo». È categorico Paolo: «Non fatevi giustizia da voi stessi», «per quanto dipende da voi, vivete in pace con tutti».Questo significa che bisogna sempre e solo subire il martirio, anche quando vi siano le condizioni per la difesa dagli attentati?No. Ciò non toglie che il cristiano, come ogni amante della pace, debba difendersi dalle aggressioni. Non si può rimanere ingenuamente esposti alle angherie dei violenti. Occorre ergere barriere di difesa dei deboli ed esigere in questo il contributo specifico dello Stato, garante del bene comune e della sicurezza dei cittadini.È allora lecito il ricorso a mezzi violenti di difesa? Solo entro l’ambito assai stretto segnato dal principio di "legittima difesa". E cioè nel caso in cui l’aggressione è in atto nei confronti di persone inermi; il mezzo violento è inevitabile, non essendo possibili altri mezzi di difesa; e quando il suo uso non superi la violenza dell’aggressore. È così esclusa la violenza preventiva e eccessiva, come ogni forma di rappresaglia. Ricorrere alla legittima difesa dei piccoli, dei deboli e degli inermi, avendone la possibilità, è un dovere morale. Si potrebbe altrimenti peccare per omissione e correità.Se lo Stato non è presente come dovrebbe, forme di difesa preventiva, quali ronde armate e simili, possono essere ammesse?Direi di sì, dato che l’aggressore deve sapere che vi sono persone pronte alla legittima difesa quando se ne presenti l’occasione.C’è chi sottolinea comunque che i cristiani sono chiamati alla non violenza...Nella linea segnata dal messaggio evangelico delle Beatitudini, il cristiano è per se stesso un mite, un «operatore di pace», molte volte «perseguitato per la giustizia» fino al martirio. I cristiani credono nella forza umanizzante ed evangelizzante del martirio. La Chiesa è stata fecondata dal sangue dei martiri. Per questo non rispondere al male con il male, ma vincere il male con il bene è il suo messaggio, la sua forza, la sua testimonianza davanti al mondo.
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