sabato 27 novembre 2010
Tensione nell'area in vista delle manovre navali congiunte di Washington e Seul, previste da domenica. La Corea del Nord ha chiesto scusa per le vittime civili nel bombardamento di artiglieria contro l'isola sudcoreana di Yeonpyeong.
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La Corea del Nord, che ha definito "incresciosa" la morte di civili nel cannoneggiamento dell'isola sudcoreana di Yeonpyeong, ha aggiunto che la "responsabilità è del nemico (la Corea del Sud) per aver "compiuto un'azione disumana creando uno 'scudo umano' schierando dei civili attorno alle postazioni di artiglieria e nelle basi militari" dell'isola. Lo scrive l'agenzia ufficiale KcnaLa Corea del Nord ha messo in guardia da conseguenze "imprevedibili" per il previsto arrivo della portaerei americana George Washington nel Mar Giallo.Il ministro degli esteri cinese, Yang Jiechi, ha avuto ieri sera contatti ad alto livello con esponenti governativi della Corea del Nord, della Corea del Sud e degli Stati Uniti. Lo riferisce l'agenzia Nuova Cina. Il ministro cinese ha incontrato Chi Jae Ryong, ambasciatore a Pechino della Repubblica Democratica di Corea (nome ufficiale della Corea del Nord) e ha telefonato al segretario di Stato americano Hillary Clinton e al ministro degli Esteri della Corea del Sud Kim Sung-hwan. Al centro dei colloqui, la situazione nella penisola coreana. Yang ha detto ai suoi interlocutori che la Cina presta molta attenzione allo scambio di colpi tra le due Coree ed e' molto preoccupata per lo sviluppo della situazione. Per Yang, le due Coree dovrebbero restare calme e mantenere la moderazione, cercare al piu' presto contatti e risolvere i problemi tramite i negoziati e il dialogo. ''L'impegno ora e' di mettere la situazione sotto controllo e prevenire che incidenti simili possano accadere di nuovo'', ha detto Yang, sollecitando tutte le parti a riprendere i colloqui a sei e spingere verso il processo di denuclearizzazione della penisola coreana. Ieri la Cina aveva lanciato un monito a Usa e Corea del sud sulle previste manovre militari congiunte, che, secondo Pechino, saranno condotte nella sua zona economica esclusiva.
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