
La Corea del Sud e la battaglia per la natalità - ANSA
Non vi si imbucano lettere ma bambini. È la “Babybox Korea” di Gwanak-gu, a Seul. La scatola, come la chiamano da queste parti. “L’ultimo rifugio per i neonati”, come amano ripetere. Chi sente di non aver altra scelta, vi lascia il proprio bambino. Babybox Korea offre una certezza in un mare di incertezze: che il neonato sia accudito, nutrito, curato.
La scatola è stata “partorita” dal pastore della chiesa di Jusarang, Lee Jong-rak. La scintilla arriva in una notte d'inverno del 2007, dopo una telefonata nel cuore della notte. Come racconta il Korea Herald, “un uomo in linea diceva di aver lasciato un neonato davanti alla chiesa. Lee corse fuori e trovò un neonato con sindrome di Down in una scatola per pesci maleodorante. Il neonato aveva freddo. Lo portò dentro e iniziò a prendersene cura”. Da allora la “scatola” non si è più fermata, diventando una realtà sempre più solida. Dal lontano 2007, sono stati accolti 2.181 bambini.
Come funziona la scatola? Quando arriva un bambino, il personale della struttura se ne prende cura fino a sei mesi, finché le autorità non ne “indirizzano” il futuro. Dei 2.181 bambini curati dalla struttura, 1.693 sono stati affidati a centri di assistenza all'infanzia, 167 sono stati adottati e 311 sono stati restituiti alle loro madri. Il meccanismo è ben oliato. La scatola è dotata di un sensore che attiva un allarme quando un neonato viene riposto al suo interno. Il personale, che lavora a turni 24 ore su 24, interviene immediatamente, accogliendo il neonato e, quando possibile, offrendo supporto psicologico alle madri.
Quando scatta l'allarme, il centro di solito porta la madre all'interno per un supporto psicologico e le offre qualsiasi supporto di cui possa aver bisogno. "L'obiettivo principale è incoraggiare le madri a crescere autonomamente i propri bambini", spiega il pastore, aggiungendo che il centro fornisce aiuto per tre anni, inclusi kit per neonati, spese mediche, assistenza legale e per l'alloggio e spese di soggiorno.
La scatola, che ricorda la nostra “ruota degli esposti”, non è ovviamente un’esclusiva della Corea del Sud. Sistemi simili esistono in tutto il mondo. Oggi, le "baby box" sono operative in almeno 20 Paesi, tra cui Stati Uniti, Germania, Repubblica Ceca, Polonia e Giappone. Rispondendo alle critiche secondo cui il Babybox renderebbe "troppo facile" per le madri abbandonare i propri bambini, Lee Jong-rak ha difeso la sua istituzione: "Per le madri che vengono qui, questa è l'ultima spiaggia. Arrivano da tutto il Paese, cercando semplicemente di salvare i loro bambini con qualsiasi mezzo". Secondo un rapporto pubblicato nel 2023, in Corea almeno 2.236 bambini nati in strutture sanitarie non sono stati registrati tra il 2015 e il 2022.
Quello della natalità resta uno dei “dossier” più sensibili e complessi della società sudcoreana. Dopo il “gelo” demografico, che ha inchiodato il Paese il tasso di fertilità più basso la mondo, nel 2024 si è registrato una netta inversione di tendenza. Nel Paese asiatico sono nati 242.334 bambini, 7.295 nascite in più rispetto all’anno precedente, il primo aumento dal 2015. Il tasso di fertilità del Paese – il numero medio di bambini nati da ogni donna in età riproduttiva – si è attestato a quota 0,75, in aumento rispetto allo 0,72 del 2023. "È una ripresa notevolmente significativa", ha spiegato Choi Yoon Kyung, esperto del Korea Institute of Child Care and Education. "Dobbiamo ancora vedere i dati dei prossimi anni per capire se si è trattato di una ripresa temporanea o se è stata guidata da cambiamenti strutturali".
Un fenomeno nel fenomeno è quello dei bambini nati da mamme single. Un trend in crescita. Nel 2023, 10.900 bambini sono nati da donne non sposate o non legate da un'unione civile, pari al 4,7% del totale: il numero più alto da quando le statistiche sono state raccolte nel 1981. Nel 2021, le nascite fuori dal matrimonio erano state 7.700, 9.800 nel 2022. Un fenomeno ancora segnato dallo stigma sociale. "Nella società coreana esiste un pregiudizio profondamente radicato contro le donne che diventano madri fuori dal matrimonio", ha affermato Hyobin Lee, professore associato di politica ed etica alla Chungnam National University.