mercoledì 14 giugno 2023
Negoziati tutti in salita al vertice per preparare le 28esima Conferenza mondiale sul clima in programma a Dubai: dissenso sugli aiuti finanziari ai Paesi in via di sviluppo
Greta Thunberg durante la conferenza stampa a Bonn sul cambiamento climatico

Greta Thunberg durante la conferenza stampa a Bonn sul cambiamento climatico - Ansa

COMMENTA E CONDIVIDI

Ultima giornata di colloqui sul clima a Bonn (Germania), decisivi per preparare la 28ma cConferenza mondiale sul clima (Cop28), ma finora segnati da profondi divisioni, col rischio concreto di un fallimento in assenza di accordo finale sull'agenda della conferenza che il prossimo 30 novembre si aprirà a Dubai, negli Emirati Arabi Uniti. Per giunta i lavori di Bonn si stanno svolgono in un clima di forti tensioni ed estrema sfiducia nei confronti del presidente della conferenza, il sultano Ahmed Al-Jaber, ministro dell'Industria degli Emirati e amministratore delegato della compagnia petrolifera nazionale Abu Dhabi National Oil Company. Mai il presidente di un gruppo petrolifero - e nemmeno quello di una compagnia - ha avuto la responsabilità di condurre negoziati sul clima. Un doppio mandato che solleva interrogativi, mentre il riscaldamento globale è causato principalmente dalla combustione di combustibili fossili, ovvero carbone, petrolio e gas. Una serie di circostanze poco incoraggianti sull'esito finale dei colloqui tecnici - che generalmente si svolgono ogni giugno in vista del successivo vertice Cop - in quanto il mancato accordo renderebbe difficili colloqui costruttivi alla Cop28.

L'ultima volta che tale scenario si è creato è stato nel 2013, quando la Russia non aveva dato il proprio consenso all'adozione dell'ordine del giorno in segno di protesta per il trattamento riservato alla precedente Cop a Doha (Qatar), nel novembre 2012. Se dovesse succedere nuovamente, vorrà dire che i lavori in corso da due settimane tra rappresentanti di quasi 200 Paesi andranno totalmente sprecati, mentre la crisi climatica peggiora in modo evidente, come documentato dall'ultimo rapporto Onu diffuso nei giorni scorsi. Dalla città tedesca è giunto l'accorato appello di Greta Thunberg, per la quale la non eliminazione graduale dei combustibili fossili è una «condanna a morte» per milioni di poveri del mondo, già colpiti. L'attivista per il clima svedese ha sottolineato che solo l'eliminazione graduale «rapida ed equa» manterrà le temperature entro il limite di 1,5 gradi centigradi sopra i livelli preindustriali. Nel 2022 le emissioni annuali di gas serra hanno raggiunto i massimi storici. «I prossimi mesi e anni - proprio ora - saranno cruciali per come sarà il futuro. È ciò che decidiamo ora che definirà il futuro del resto dell'umanità», ha detto Greta in conferenza stampa ai colloqui delle Nazioni Unite a Bonn. Altrettanto emblematico l'intervento di Nabeel Munir, pakistano, co-presidente dei colloqui di Bonn, che al termine di un incontro di due ore ha detto ai negoziatori che erano come «una classe di scuola elementare», esortandoli a «svegliarsi, poiché quello che sta accadendo intorno a voi è incredibile». Il responsabile ha ricordato che lo scorso anno 33 milioni di persone sono state colpite dalle inondazioni in Pakistan, aggravate dalla crisi climatica. «Un terzo del mio Paese è stato sott'acqua e io torno indietro e dico alla mia gente che abbiamo discusso dell'agenda per 2 settimane. Dai, ne vale la pena?», ha deplorato Munir.

A dividere i partecipanti è in particolare la questione finanziaria, con un gruppo di Paesi in via di sviluppo che chiede l'inserimento all'ordine del giorno di un punto specifico sull' «aumento urgente del sostegno finanziario da parte dei partiti dei Paesi sviluppati». Una proposta alla quale si oppongono Paesi sviluppati - tra cui Unione Europea, Stati Uniti e Regno Unito - e anche una parte di quelli più vulnerabili, argomentando che questo nuovo punto è stato proposto troppo tardi e che di finanza si discute in altre sedi dei colloqui sul clima, incluso il programma di lavoro sulla mitigazione che la Bolivia e altri stanno, però, bloccando. Questo secondo gruppo vuole invece un punto all'ordine del giorno sui colloqui, noto come programma di lavoro sulla mitigazione, per ridurre le emissioni e dare al mondo una migliore possibilità di limitare il riscaldamento globale a 1,5 gradi Celsius.


© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: