lunedì 18 luglio 2011
Numerose compagnie farmaceutiche hanno abbandonato i programmi di riduzione dei prezzi dei farmaci anti-Aids nei Paesi a medio reddito. La denuncia di Medici Senza Frontiere (Msf) alla Conferenza Internazionale sull' Aids (Ias 2011) in corso a Roma. ll Pontificio Consiglio per gli operatori sanitari: mancano i mezzi per fare fronte all'emergenza.
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Numerose compagnie farmaceutiche hanno abbandonato i programmi di riduzione dei prezzi dei farmaci anti-Aids nei paesi a medio reddito, Paesi adesso esclusi dai programmi di riduzione dei prezzi. Lo afferma Medici Senza Frontiere (Msf) alla Conferenza Internazionale sull' Aids (Ias 2011) in corso a Roma. Il rapporto di Msf, 'Untangling the web of antiretroviral price reductions' analizza i prezzi di 23 antiretrovirali e mostra che, a fronte di una progressiva e positiva riduzione dei prezzi dei farmaci fuori brevetto, alcune aziende farmaceutiche escludono i paesi a medio reddito dalla riduzione dei prezzi. Questo lascia scoperti Paesi con un gran numero di persone sieropositive e malate come l'India, l'Indonesia, la Tailandia, il Vietnam, l'Ucraina, la Colombia e il Brasile. Ad esempio in Brasile il costo per curare un paziente con un nuovo farmaco, raltegravir, è 5870 dollari l'anno mentre nei Paesi poveri grazie ai programmi di riduzione dei prezzi la stessa cura costa 675 dollari l'anno.Serve incentivare la produzione di farmaci generici, conclude Msf, ma anche non abbandonare i Paesi a medio reddito che comunque non possono permettersi alti costi per le cure.IL PONTIFICIO CONSIGLIO PER GLI OPERATORI SANITARI: MANCANO I MEZZI PER L'EMERGENZA“Oggi sono oltre 120mila le strutture sanitarie, dal piccolo dispensario operante nella giungla al grande policlinico metropolitano, che fanno riferimento al Pontificio Consiglio per gli operatori sanitari. La maggior parte di questi centri è coinvolta nell’erogazione di cure anche ai contagiati da Hiv-Aids ma può accadere che, a causa della mancanza di mezzi, non riesca purtroppo a far fronte interamente alla richiesta di assistenza”. È la riflessione al SIR del segretario del Pontificio Consiglio per gli operatori sanitari, mons. Jean-Marie Mupendawatu, in occasione della sesta conferenza mondiale sull’Aids aperta ieri a Roma (fino al 20 luglio). “Nonostante l’impegno suo e di altre realtà internazionali e sovrannazionali operanti nel settore – prosegue mons. Mupendawatu - in alcune zone del pianeta e in particolar modo nell’Africa subsahariana, si stima che appena il 5% dei contagiati acceda alle terapie antiretrovirali. Tali cure sono indispensabili per garantire un ragionevole prolungamento della vita della persona, per impedire il contagio da madre a figlio e, come viene sempre più dimostrato, per diminuire la carica virale e dunque la possibilità di trasmissione ad un partner sano, in particolar modo alla coniuge od al coniuge”. Nel mondo si contano 34 milioni di malati di Aids, tra questi 12 milioni nella sola Africa.
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