sabato 25 settembre 2010
Alle 21.13 di giovedì è morta la quarantunenne rinchiusa da sette anni in carcere:  la cena, poi l’iniezione letale. Migliaia gli appelli sul Web, mentre in centinaia avevano protestato e pregato davanti al penitenziario di Greensville nella speranza di un dietrofront in extremis. L’ultima impiccagione di una donna era stata nel 1912.
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Teresa Lewis è stata dichiarata morta giovedì sera alle 21.13: poche parole, sul comunicato ufficiale che l’ha dichiarata nuova vittima della pena capitale americana. Seguendo un rituale ormai noto, la 41enne – colpevole di aver pianificato, nel 2002, l’uccisione del marito e del figliastro per intascare dall’assicurazione un quarto di milione di dollari – ha ricevuto l’ultimo pasto a base di pollo fritto e torta di cioccolato. È stata legata a un lettino bianco del centro correzionale di Greensville e, in pochi minuti, l’iniezione letale ha fatto effetto: il liquido le ha bloccato a poco a poco ogni muscolo fino ad arrivare al cuore, uccidendola. E l’ultimo omicidio legale compiuto negli Stati Uniti fissa l’ennesimo, tragico, record: risale al 1912 l’impiccagione dei un’altra donna in Virginia, lo Stato americano dove Teresa Lewis ha trascorso nel braccio della morte gli ultimi sette anni. E a livello nazionale “soltanto” 12 donne sono state messe a morte da quando, 34 anni fa, la Corte suprema ha reintrodotto la pena capitale. A riportare tristemente alla ribalta la questione della pena capitale è però stato un elemento raccapricciante: Lewis, definita «la testa del serpente» dal giudice che l’ha condannata a morte, aveva un quoziente intellettivo di 72, non solo paragonabile alle capacità mentali di una tredicenne, ma appena due punti al di sopra del livello che definisce – per la legge della Virginia – una persona «mentalmente ritardata». Ironia della sorte, invece, il fatto che proprio l’anno in cui Teresa Lewis portò a termine il suo crimine, la Corte suprema degli Stati Uniti aveva definito illegale mettere a morte un individuo «mentalmente ritardato».Nulla però è valso a convincere i tribunali d’appello dello Stato – che con 107 omicidi legali dal 1976 è secondo solo al Texas che ha messo a morte ben 463 nell’ultimo trentennio – e il governatore repubblicano Robert McDonnell a concedere la grazia o a commutare la sentenza in ergastolo. Oltre cinquemila persone hanno firmato una petizione online per salvare una vita umana e circa quattromila appelli sono giunti da personalità del mondo della cultura e dello spettacolo, nonché dai politici, tra cui i rappresentanti dell’Unione Europea. Anche l’altra notte in centinaia hanno protestato e vegliato in preghiera davanti al penitenziario di Greensville sperando in un ripensamento in extremis. Una vicenda, quella di Teresa Lewis, che ha coinvolto persino il presidente iraniano che martedì ha utilizzato il podio del Palazzo di Vetro delle Nazioni Unite per accusare gli Stati Uniti di «doppio standard». Facendo riferimento al caso dell’iraniana Sakineh Mohammadi Ashtiani, la donna condannata alla lapidazione che ha suscitato le proteste di tutto il mondo occidentale, Mahmoud Ahmadinejad, ha sottolineato che «milioni di pagine Internet» sono state scritte sulla vicenda iraniana, «mentre nessuno ha qualcosa da dire sul caso di una donna americana che verrà messa a morte». Ancora ieri Ahmadinejad è tornato sulla morte della Lewis, ribadendo: come mai «se accade negli Usa è accettabile, va tutto bene», mentre la minaccia della lapidazione di una donna iraniana «mostra il lato più oscuro dell’Iran, dove non si rispettano i diritti delle donne?». Interventi che hanno riportato in prima pagina sul Washington Post un’esecuzione che non è stata come tante altre. Anche se, amaramente, qualcuno ha commentato che è diventata “evento” solo grazie al clamore creato dal leader iraniano e il parallelo con Sakineh. Resta il fatto che è stata uccisa una donna con problemi mentali, anche se questo non sembra aver scosso troppo gli Usa. I legali della donna sostenevano che fosse stata plagiata e trascinata nel crimine dal suo amante, Matthew Shallenberger – che aveva successivamente ammesso in una lettera di aver «usato» la Lewis col proposito di ottenere la sua parte del bottino e diventare un trafficante di droga a New York. Sia Shallenberger che l’altro complice, Rodney Fuller, si erano poi accordati con la Corte per una sentenza d’ergastolo, mentre la donna è diventata il capro espiatorio del crimine. Dopo il caso di Teresa Lewis in Virginia, si apre però ora il fronte Texas, lo Stato con il maggior numero di esecuzioni: Gayland Charles Bradford, Larry Wooten e Steven Kenneth Staley saranno portati davanti al boia nel giro di poco più di due mesi. Le loro esecuzioni sono già state programmate: Bradford, condannato a morte per l’omicidio di un 29enne durante una rapina, sarà portato al patibolo il 14 ottobre. Esattamente una settimana dopo, il 21 ottobre, sarà la volta di Wooten, condannato per duplice omicidio e rapina. Il primo dicembre toccherà infine a Staley, giudicato colpevole di omicidio, rapina e sequestro di persona.
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