domenica 24 ottobre 2010
L’Onu: da gennaio sono almeno 40mila le persone colpite. Alluvioni in Africa occidentale: oltre 1,5 milioni gli sfollati. Per Abuja si tratta dell’epidemia più grave della storia I contagiati sono il triplo rispetto all’anno scorso. Le piogge limitano i soccorsi.
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Sono diverse settimane ormai che una catena incessante di devastanti alluvioni sta mettendo in ginocchio vari Paesi dell’Africa occidentale e centrale.  Secondo stime ufficiali delle Nazioni Unite, rese pubbliche nell’ultimo incontro alla sede di Ginevra, almeno 377 civili sono morti a causa delle piogge torrenziali che, da giugno di quest’anno, hanno coinvolto più di 1,5 milioni di persone. Il Paese colpito più duramente sembra essere il Benin, dove oltre 680mila cittadini sono, al momento, rimasti senza casa. In Nigeria si contano invece già 118 morti, soprattutto tra donne e bambini. Il Paese è già prostrato da un’epidemia di colera che va avanti da gennaio. La malattia ha già ucciso 1.555 persone, secondo fonti Onu. Infezione e inondazioni prospettano uno scenario agghiacciante. «Il 2010 è stato l’anno peggiore riguardo alle alluvioni: non c’erano mai state così tante vittime», conferma un recente rapporto dell’Ufficio Onu per il coordinamento degli Affari umanitari (Ocha). «Questi tristi eventi hanno aggravato le situazioni di Paesi come il Niger e il Ciad, già vittime di un contesto difficile relativo alla mancanza di cibo». Lo scorso anno, le inondazioni avevano ucciso 195 persone in Africa occidentale e colpito altre 823mila civili. In varie zone della regione, le scuole sono rimaste chiuse perché sommerse dall’acqua o per via dell’impraticabilità delle strade a cui sono collegate. «Negli Stati di Sokoto e Kebbi, situati a Nord-Est della Nigeria, le forti piogge hanno allagato le vie stradali e demolito le infrastrutture dell’acqua», recita un comunicato stampa dell’Agenzia statale nigeriana per la gestione delle emergenze nazionali (Nema). Nema, in coordinamento con le agenzie Onu, Medici senza frontiere e la Croce Rossa nigeriana, sta lavorando nelle zone più disastrate del Paese. Il governo prevede di spendere 150 milioni di dollari per un’urgente riabilitazione degli stati di Sokoto e Kebbi, mentre la Federazione internazionale della Croce Rossa ha speso circa 300mila dollari per assistere 3mila famiglie colpite dalle alluvioni. «Le piogge torrenziali hanno distrutto molte infrastrutture indispensabili per la vita quotidiana e per il sistema economico. Hanno reso non coltivabili i campi in molte zone rurali della regione», spiega il rapporto di Ocha. In questo contesto si spiega il dilagare del colera. Dalla Nigeria – dove è in corso la più grave epidemia della storia del Paese – l’infezione si sta diffondendo rapidamente anche in Camerun, Ciad e Niger. Secondo dati dell’Onu, agli oltre 1.500 morti, nella sola Nigeria, si aggiungono le 40mila le persone colpite dalla malattia. «Il numero di casi nel 2010 è quasi tre volte superiore al totale di tutto l’anno scorso e sette volte più grave di tutto il 2008», conferma uno studio dell’Unicef. La Croce Rossa stima che nell’80 per cento dei casi, sono le donne e i bambini a soffrire di più. Al momento, le agenzie umanitarie stanno cercando di tamponare i danni fornendo soprattutto cure mediche e alimenti negli Stati coinvolti. L’Alto commissariato dell’Onu per i rifugiati (Acnur) sta operando per organizzare un ponte aereo che raggiunga la popolazione del Benin bisognosa di tende e altro materiale.
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