lunedì 14 dicembre 2009
I delegati africani abbandonano il tavolo dei lavori accusando i Paesi ricchi di voler far naufragare il Protocollo e di non prestare la dovuta attenzione alle loro richieste. Solo nel pomeriggio il ritorno al tavolo del negoziato alla conferenza, dopo una sospensione di diverse ore. L'appello di Ban Ki-Moon: «Il tempo sta per scadere, serve l'impegno di tutti».
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Giornata difficile al vertice sul clima in corso a Copenaghen, segnato dalla protesta e dalla rottura dei negoziati da parte dei Paesi africani, che accusano i Paesi ricchi di voler far naufragare il Protocollo di Kyoto. Solo nel pomeriggio i delegati sono infatti tornati al tavolo del negoziato alla conferenza, dopo aver provocato una sospensione dei lavori di diverse ore per protesta contro il mancato ascolto delle loro posizioni. Dopo che gli africani avevano abbandonato il tavolo ufficiale, la presidente della conferenza, Conie Hedegaard, aveva avviato un round informale di negoziati con i partecipanti per superare l'impasse.I negoziati nella capitale danese stanno procedendo seguendo l'approccio del "doppio binario", da una parte la revisione e l'aggiornamento del protocollo di Kyoto varato nel 1997 sui tagli vincolanti dei gas serra e dall'altra l'estensione degli impegni a tutti i Paesi, compresi quelli che non hanno ratificato Kyoto come gli Stati Uniti. Ma i Paesi africani temono che la Hedegaard non stia dedicando la necessaria attenzione alla conferma di Kyoto, che contiene impegni vincolanti per la riduzione delle emissioni inquinanti nei Paesi ricchi.L'appello di Ban Ki-Moon. Il segretario generale dell'Onu, Ban Ki-Moon, ha poi avvertito che il tempo per trovare un accordo alla conferenza sul clima di Copenaghen "sta per scadere". "Faccio appello a tutti i leader mondiali perché raddoppino gli sforzi per trovare lo spazio per un compromesso", ha dichiarato ai giornalisti al Palazzo di Vetro poche ore prima di partire per la capitale danese, "il tempo sta per scadere e non è il momento per i capricci e per i rimproveri"."Sapevamo fin dall'inizio che i negoziati sarebbero stati difficili", ha ricordato Ban, "vediamo passioni forti e trattative serrate". Il numero uno dell'Onu ha parlato però di "progressi tangibili" sulle questioni cruciali della cooperazione nelle nuove tecologie e dei fondi ai Paesi più poveri. Ban si è detto fiducioso che "un accordo equo è a portata di mano, un accordo che può essere approvato da tutti i Paesi, piccoli e grandi, ricchi e poveri".
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