venerdì 11 dicembre 2009
Più di sette miliardi dal 2010 al 2012. È questa la scelta del vertice Ue per aiutare i Paesi in via di sviluppo ad avviare la riduzione delle emissioni nocive. E sempre a Bruxelles l'accordo per una riduzione del 30% delle emissioni nocive entro il 2020 rispetto ai livelli del 1990.
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Più di sette miliardi dal 2010 al 2012 per i Paesi più vulnerabili al clima. È questa la scelta del vertice Ue per aiutare i Paesi in via di sviluppo ad avviare la riduzione delle emissioni nocive. Si tratta di un contributo annuo di 2,2 miliardi di euro per il 2010, il 2011 e il 2012. In questo modo, la Ue si farà carico di un terzo del fondo di avvio rapido destinato ai aiutare i Paesi più poveri, il cui bisogno è stimato in sette miliardi di euro l'anno, pari a 21 miliardi di euro per i tre anni. E sempre a Bruxelles i Paesi della Ue si sono accordati per una riduzione del 30% delle emissioni nocive entro il 2020 rispetto ai livelli del 1990. Quasi contemporaneamente da Copenaghen sono arrivate le indiscrezioni sulla prima bozza ufficiale della conferenza dell'Onu sui mutamenti climatici: il testo fissa a 1,5-2 gradi Celsius l'innalzamento massimo consentito sul pianeta. La bozza costituisce un punto di partenza per i prossimi negoziati a cui parteciperanno, nei giorni avvenire, tutti i "grandi" del pianeta, a cominciare dal presidente degli Stati Uniti Barack Obama. Secondo quanto indicato sul progetto, il raggiungimento di una temperatura piu' bassa sara' l'obiettivo dei piccoli stati insulari e di molte nazioni africane, mentre la temperatura piu' alta sara' la finalita' dei paesi piu' ricchi e industrializzati. Il progetto, che ha l'obiettivo di essere appovato al vertice del 18 dicembre, dovra' essere presentato ai ministri dell'Ambiente di tutto il mondo. In quell'occasione le parti dovranno discutere sulla riduzione globale di emissioni da un minimo del 50 per cento ad un massimo del 95 per cento al 2050 rispetto ai livelli del 1990. Molti capitoli sono comunque ancora tutti da scrivere e le posizioni dei diversi blocchi negoziali appaiono ancora molto distanti. In particolare India e Cina, infatti, stanno lavorando ad un testo alternativo a quello danese che obblighi i Paesi sviluppati a tagliare le proprie emissioni del 40% rispetto ai livelli del 1990. Una posizione che sta irritando fortemente i Paesi piu' piccoli e vulnerabili. Il patto globale avra' effetto a partire dal 2013, dopo che gli impegni attuali nell'ambito della Convenzione quadro del protocollo di Kyoto saranno scaduti. La Russia però avverte: "Non vogliamo limitare la nostra crescita economica, per ridurre le emissioni di gas a effetto serra" taglia corto il consigliere sul clima Aleksandr Bedritsky.
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