lunedì 7 dicembre 2015
​Per la prima volta proclamato l'allarme rosso sino a giovedì con misure straordinarie. Alla Cop21 Pechino ha promesso di limitare le emissioni ma solo dal 2030.
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A​sili e scuole elementari chiusi, attività all'aria aperta sospese nelle medie e nei licei. Queste alcune delle misure di emergenza che verranno applicate a Pechino in seguito alla dichiarazione dell'allarme rosso per lo smog, varato oggi per la prima volta dalle autorità della capitale. Dopo pochi giorni di tregua, una fitta coltre di smog giallastro ha avvolto la capitale e vaste porzioni della Cina del nord. Una nuova "airpocalypse", apocalisse dell'aria, che ha portato la quantità di particelle inquinanti nell'aria della capitale dieci volte oltre il livello di guardia. Altre misure che scattano automaticamente con la dichiarazione dell'allarme rosso comportano la chiusura dei cantieri edili e delle fabbriche più inquinanti, mentre altre saranno costrette a limitare la produzione. Per le automobili scattano le targhe alterne e il 30% delle vetture del governo verranno fermate. La scala usata dalle autorità di Pechino è articolata su quattro livelli, a ciascuno dei quali corrisponde un colore: blu, giallo, arancio e rosso. Le misure straordinarie saranno in vigore a partire dalle 7 di domani sino alle 12 di giovedì prossimo, secondo l'agenzia Nuova Cina. Secondo alcuni commentatori, la decisione delle autorità di Pechino è una conseguenza delle critiche ricevute la settimana scorsa, quando i livelli di particelle inquinanti PM2,5 era più alto di quello registrato oggi, che è stato di 256 per metro cubo. Per l'Organizzazione mondiale della sanità (Oms), il massimo livello tollerabile dall'organismo umano è di 25 PM2,5 per metro cubo. Per l'ecologista Ma Jun, un critico tollerato dal governo, la decisione è stata "molto difficile" da prendere, a causa del caos che potrebbe nascere in una metropoli di 22-23 milioni di abitanti. Ma Jun sostiene che le misure straordinarie "saranno molto utili" alla popolazione per superare la situazione, in particolare quelle che riguardano le scuole. Paradossalmente, l'airpocalypse si verifica a Pechino mentre la Cina è al centro delle trattative per un accordo internazionale sulla lotta al cambiamento del clima in corso a Parigi. Intervenendo alla Conferenza di Parigi, che è organizzata dall'Onu, il leader cinese Xi Jinping ha confermato l'impegno del suo Paese a raggiungere un picco di emissioni di gas inquinanti nel 2030 e di cominciare a partire da quel momento "la marcia indietro", con l'aiuto dei massicci investimenti che la Cina sta riversando nella produzione di energia pulita. L'anno scorso il premier e numero due Li Keqiang aveva promesso una "guerra all'inquinamento" senza tregua. Secondo gli esperti, l'umidità dell'aria invernale fa ristagnare lo smog proveniente dalle fabbriche e dalle automobili, che è stato aggravato dall'accensione degli impianti di riscaldamento a metà novembre. Gran parte dell'energia consumata proviene dalle miniere di carbone, molte delle quali si trovano nel nordest del Paese e la prospettiva di una diminuzione della dipendenza della Cina dal carbone è molto lontana nel tempo. Secondo l'Ufficio metereologico cinese lo smog rimarrà per altri tre giorni, e solo nel fine settimana il vento gelato dal nord porterà sollievo agli abitanti della capitale.
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