lunedì 20 aprile 2015
Dal paese transita in questi mesi il 90% degli immigrati che tenta la sorte in mare. Fa passi avanti l'accordo per il governo di unità nazionale.
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​Il caos che regna in una Libia spaccata tra fazioni e minacciata dall'avanzata dell'Isis è all'origine del dramma dei disperati che quotidianamente sfidano il mare in fuga dalle guerre e dal terrore. Non a caso - come ha ricordato Renzi chiedendo di risolvere alla radice il problema dell'instabilità politica nel paese - "il 91% degli immigrati" che tentano di raggiungere le coste italiane "proviene dalla Libia". Ed è per questo che da mesi il presidente del Consiglio sta insistendo per inserire la questione libica tra le priorità nell'agenda della comunità internazionale. Proprio nel giorno della tragedia più grave tuttavia, un barlume di speranza arriva dalla notizie che rimbalzano dal Marocco, dove si sono tenuti in questi giorni i colloqui mediati dall'inviato speciale Onu Bernardino Leon. I negoziati per dare alla Libia un governo di unità nazionale sembrano infatti aver fatto passi avanti, e ci sarebbe ormai accordo sull'80-90% delle questioni, anche se ci sarà bisogno ancora di almeno un'altra settimana per qualsiasi intesa. L'obiettivo è appunto quello di dare al Paese un esecutivo unitario e una pacificazione indispensabili per affrontare concretamente la questione di come porre un argine all'emigrazione che sfrutta la Libia come molo verso l'Italia. Domenica Leon ha potuto annunciare che "abbiamo ora una bozza che assomiglia a qualcosa di molto vicino a un accordo finale". Come riporta il sito della Missione Onu per la Libia, il diplomatico spagnolo ha precisato che "l'80 per cento del testo" è "qualcosa su cui le parti possono concordare". Il 20% ancora controverso riguarda le "competenze delle diverse istituzioni e la separazione dei poteri", oltre alle "questioni della sicurezza", ha spiegato Leon, riferendosi implicitamente alle ostilità fra le milizie libiche. La partita appare decisiva per poter affrontate i trafficanti di esseri umani che, nell'attuale quadro di combattimenti e entità statuale divisa, riescono a convogliare in Libia disperati da diversi paesi del Medio oriente, Africa settentrionale e sub-sahariana. Leon, nel notare che "ci sono ancora combattimenti in differenti aree del Paese e nella capitale", ha ammonito che "le Nazioni Unite e la Comunità internazionale" mandano "un messaggio molto forte a coloro che vogliono minare il processo politico" perseguendo una "soluzione militare o il caos in Libia: non prevarranno".
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