Cosa c'è nell'ultima bozza del piano di pace che Zelensky discuterà domenica con Trump

di Luca Geronico, inviato a Kiev
Nuovo faccia a faccia in Florisa. La proposta di congelare la linea del fronte nel Donbass. Sì di Germania, Francia, Gran Bretagna e Turchia a inviare truppe
December 26, 2025
Cosa c'è nell'ultima bozza del piano di pace che Zelensky discuterà domenica con Trump
Il presidente ucraino Zelensky/ REUTERS
Arrivederci a Mar a Lago. Mancano solo la conferma ufficiale da Washington, ma l’anticipazione di Axios su X che Donald Trump incontrerà domenica nella sua tenuta presidenziale Volodymyr Zelensky non merita smentite. Ci sono «progressi significativi nei negoziati sul piano di pace di Trump» fa sapere un funzionario ucraino. Ed è lo stesso Zelensky che – rispondendo via WhatApp ai giornalisti del Kyiv Post - afferma nell’era della “diplomazia social” che «il piano di 20 punti su cui stiamo lavorando è pronto al 90%». Al termine di un lungo Natale di lavoro, il presidente loda il lavoro dei negoziatori: «Hanno lavorato piuttosto bene, devo ringraziarli» e adesso ci si può «avvicinare a un risultato». L’accelerazione è evidente: in mattinata lo stesso Zelensky aveva annunciato decisioni importanti «prima del nuovo anno». Con Trump a Mar a Lago si discuteranno le «garanzie di sicurezza» e l’«accordo economico». Un vertice evidentemente programmato all’ultimo minuto con i partner europei potrebbero essere presenti con un collegamento online mentre ie la Commissione Ue confermava di essere in contatto con Kiev.
Il quarto faccia a faccia dell’anno – escluso quello privato del 26 aprile in San Pietro prima dei funerali di Francesco – il 28 dicembre, esattamente dieci mesi dopo il primo, drammatico scontro alla Casa Bianca del 28 febbraio: ed ora Zelensky potrebbe “avere le carte”. In poco più di un mese i 28 punti del “Piano Trump” – consegnati ufficialmente il 21 novembre e per Kiev troppo sbilanciati verso Mosca – poi limati a 18 e riportati a 20 punti dopo la “spola” tra Miami, Mosca e Berlino di Stive Witkoff e di Jared Kushner potrebbero essere alla “bozza finale” per il governo ucraino. Tanto da meritare un vertice a quattrocchi di Zelensky con The Donald nel quartiere generale di Palm Beach, dove il leader Maga riceve gli amici ed elabora le strategie politiche più importanti.
Guardinga la Russia ma, un segnale di “lavori in corso” è giunto anche dal Cremlino. Dopo che il mediatore russo Dmitriev ha riferito sulle trattative in Florida, ci sono già stati «contatti tra i rappresentanti delle amministrazioni russa e statunitense», ha dichiarato Peskov. Per il portavoce del Cremlino «si è concordato di proseguire il dialogo». Apertura non da poco se, solo 24 ore prima, la portavoce degli Esteri Maria Zakharova si era limitata a segnalare un della trattativa ma all’interno del quadro stabilito il 15 agosto alla base Usa di Anchorage, in Alaska. Nella tarda sera di Natale era, però, la stessa Zakharova ad annunciare che la Russia «è pronta a firmare un patto di non aggressione reciproca con i Paesi Nato» da garantire con un «atto giuridico internazionale».
Si procede con continui “stop and go”. L’ultimo, a sera inoltrata, del vice-ministro degli Esteri russo Ryabkov: Kiev ha tentato di «silurare» le trattative presentando un testo «radicalmente diverso» da quello che Mosca aveva negoziato con gli americani.
Ma domenica si entra, forse, nella fase decisiva dei negoziati sui 20 punti, rivisti e aggiornati, del Piano Trump e sbandierati il 24 dicembre da Zelensky come una sua vittoria politica. La novità diplomatica di questo ponte di Natale, è l’invenzione da parte dei negoziatori Usa e di quelli ucraini di una «zona economica libera», un corridoio smilitarizzato congelando la linea di combattimento nel Donbass. Nelle regioni di Donetsk, Lugansk, Zaporizhzhia e Kherson – si legge al decisivo punto 14 – la linea di dispiegamento delle truppe è «riconosciuta come linea di contatto». La Russia, in base alla bozza, si dovrà invece dalle regioni di Dnipropetrovsk, Mykolaiv, Sumy e Kharkiv. Un corridoio da monitorare con il dispiegamento di «forze internazionali». L’esercito ucraino si vede riconosciuti 800mila uomini (non 600mila) in tempo di pace. Per la centrale nucleare di Zaporizhzhia – al punto 12 del piano – si propone un consorzio Ucraina-Usa-Russia con Zelensky che ha già rilanciato per una gestione Kiev-Washington. Restano, infine, le garanzie tipo «articolo 5», una partnership con l’Ue mentre scompare – nervo scoperto per Mosca – il no nella Costituzione ucraina a un futuro nella Nato.
E qualcos’altro si muove, oltre alla bozze del Piano Trump. Una commissione parlamentare a Kiev si è riunita oggi per aprire il dossier delle votazioni, mentre secondo il consigliere presidenziale Podolyak Francia, Germania, Turchia e Gran Bretagna hanno già detto sì – provocando gli strali di Budapest accodata a Mosca - allo schieramento in Ucraina delle loro truppe alla fine della guerra. Infine il Cremlino ha confermato che Putin ha discusso recentemente con dei grandi imprenditori la possibile gestione congiunta della centrale di Zaporizhzhia con gli Stati Uniti. Difficile che siano tutte coincidenze.
Volodymyr Zelensky, con il suo mandato presidenziale scaduto ormai nel maggio 2024, è sempre un’”anatra zoppa” che cammina. Ma, dieci mesi dopo il suo primo ingresso alla Casa Bianca, adesso ha delle “carte” in mano.

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