lunedì 10 agosto 2009
L'incubo, durato quattro mesi, è finito: l'equipaggio sta bene. I nostri connazionali stanno viaggiando verso Gibuti da dove, tra un paio di giorni, potranno tornare in Italia. La Farnesina ha smentito uno dei pirati, secondo cui  per la liberazione sarebbero stati pagati 4 milioni di dollari. Pronta smentita della Farnesina: «Solo pressione diplomatica».
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L'incubo, durato quattro mesi, è finito: i marinai del Buccaneer, tra i quali dieci italiani, sono liberi e stanno bene. E stanno già viaggiando verso Gibuti da dove, tra un paio di giorni, potranno tornare in Italia ed essere a casa già per Ferragosto, dove li aspettano i rispettivi paesi in festa.Se ne fa interprete il sindaco di Ercolano, Nino Daniele, visibilmente soddisfatto. 'Siamo tutti felici che la vicenda del Buccaneer si sia risolta positivamente - dice il sindaco - ringrazio il ministero degli Esteri e l'intelligence che ha operato sul posto per la conclusione del rapimento. Ritengo sia un fatto importante che le vite umane siano state salvate". Il primo cittadino ha sentito telefonicamente la madre di Bernardo Borrelli, uno dei tre marinai campani, che "era molto felice per la notizia". Il primo cittadino annuncia poi che "i familiari di Bernardo Borrelli prenderanno parte alle celebrazioni civili e religiose per la festa patronale in programma il 15 agosto in città. Così vogliamo festeggiare la liberazione del nostro concittadino".La liberazione è avvenuta ieri sera dopo che "i pirati si sono ritirati". Non ci sarebbe stato quindi nessun blitz o pagamento di riscatto per la liberazione del rimorchiatore italiano, sequestrato dai pirati somali nel Golfo di Aden l'11 aprile scorso con 16 persone di equipaggio a bordo (oltre ai dieci italiani anche cinque marinai romeni ed un croato), ma un lungo lavoro di contatti e una collaborazione delle autorità somale e della regione del Puntland, ha spiegato Frattini sottolineando che il governo somalo ha esercitato una "forte pressione" per portare al ritiro i pirati. I dieci marinai italiani, ormai allo stremo dopo quattro mesi di dura prigionia con casi di dissenteria e altre malattie, pochi e sporadici contatti con i familiari e sempre sotto la minaccia delle armi, stanno comunque "bene", ha assicurato Frattini spiegando che "sono liberi di ripartire verso l'Italia". "Le forze speciali della marina militare a bordo della nave San Giorgio ci hanno detto che si sono avvicinate al Buccaneer" e hanno riferito che i marinai "stanno bene", ha aggiunto Frattini auspicando che "per Ferragosto siano tutti con le loro famiglie". Non c'é stato blitz e non è stato pagato alcun riscatto, ha intanto confermato anche Silvio Bartolotti, general manager della Micoperi, l'azienda ravennate proprietaria del rimorchiatore, spiegando che "gli uomini stanno tutti bene e stanno navigando verso Gibuti, scortati da navi militari". Una volta "arrivati lì valuteranno la situazione, secondo l'umore psicologico, se proseguire in nave o se rientrare"in altro modo in Italia". Nelle città di origine dei marinai, diversi dei quali campani, è esplosa intanto la gioia e mentre si preparano feste per accoglierli al loro rientro ad Ercolano, uno dei centri di provenienza, la notizia della liberazione è stata accolta con fuochi di artificio. Frattini che ha espresso il "più vivo compiacimento" per la soluzione della vicenda ha intanto inviato alle famiglie dei marittimi - si legge in una nota della Farnesina - "la partecipe vicinanza in questo momento di gioia, dopo mesi di comune attesa e preoccupazione". "Ho avuto comunicazione della liberazione direttamente da una telefonata del primo ministro somalo", ha annunciato stasera Frattini spiegando che il governo del paese africano ha esercitato una "forte pressione" per portare al ritiro i pirati che tenevano in ostaggio il mercantile. C"é stata "un'intensa azione diplomatica": "abbiamo tessuto una rete di contatti con le autorità locali del Puntland, ma anche con il governo somalo". Quella del ritiro dei pirati - ha spiegato ancora Frattini - "era l'unica strada". Da sempre infatti il Governo italiano si era opposto a qualsiasi blitz anche per scongiurare rischi per l'equipaggio. Frattini, ricordando il "lavoro eccellente" dell'intelligence e delle forze speciali coinvolte ha anche espresso un "sentito ringraziamento ai mezzi di informazione italiani per avere rispettato la linea di riserbo richiesta dalla Farnesina che si è ancora una volta rivelata giusta". Il Ministero degli Esteri ha mantenuto infatti in questi quattro mesi la linea del riserbo assoluto sull'andamento della trattativa, in contatto costante con le autorità del governo transitorio somalo e con quelle del Puntland, la regione semiautonoma a nord del Paese, nelle cui acque è stato assaltata la motonave italiana. Nessun blitz e nessun riscatto e priorità assoluta all'incolumità dell'equipaggio è sempre stata la base della trattativa, come ribadito più volte anche da Margherita Boniver, inviata speciale del ministro Franco Frattini per le emergenze umanitarie, che in maggio aveva compiuto una missione in Somalia. Per il problema della pirateria in Somalia, che dall'inizio dell'anno ha messo sotto scacco una ventina di navi di varie nazionalità di passaggio nel golfo di Aden, sono in campo diverse missioni militari: dalle task force 150 e 151 guidate dagli Usa a quella dell'Unione europea (la missione 'Atalante', cui partecipa la fregata Maestrale della Marina militare italiana), alle unità inviate autonomamente da singoli Paesi a difesa degli interessi nazionali. Polemiche sul riscatto. "No, non è stato pagato nessun riscatto: la pressione sui pirati" è stata "sufficiente a farli ritirare". Il ministro degli esteri, Franco Frattini, torna a ribadire - dai microfoni del Tg5 - che non c'è stata nessuna contropartita in denaro per il rilascio del Buccaneer. Era stato uno dei pirati somali coinvolti nel sequestro del rimorchiatore italiano a dichiararer di aver preso un riscatto per liberare la nave. "Abbiamo preso quattro milioni di dollari di riscatto e liberato il rimorchiatore italiano. La nave è già partita", ha detto uno dei pirati all'agenzia Reuters. Secondo il coordinatore dell'East African Seafarers' Assistance Programme, Andrew Mwangura, i pirati avrebbero preso cinque milioni di dollari. "Stavano contando i soldi ieri sera", ha detto al telefono sempre alla Reuters.Il ministro Frattini ha invece ribadito che "in questi ultimi tre mesi abbiamo richiamato alla Somalia il grande aiuto che l'Italia ha dato e sopratutto quello che ci impegniamo a dare", spiegando che si tratta di un aiuto "che tutta la comunità internazionale apprezza: aiuti umanitari per la popolazione, formazione per la polizia somala, corsi di addestramento per la guardia costiera.  "Evidentemente questo - ha spiegato Frattini - ha incoraggiato il primo ministro somalo ad un gesto particolarmente importante, impegnarsi cioè personalmente per la liberazione" del rimorchiatore italiano. "C'è stata una pressione sui pirati anche da parte delle autorità del Puntland", ha aggiunto Frattini, parlando poi al Tg2 e ricordando anche la missione dell'inviato speciale per le emergenze umanitarie, Margherita Boniver, nel maggio scorso.  "Questa azione forte politico-diplomatica - ha concluso - ha convinto i pirati a ritirarsi".
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