sabato 30 ottobre 2010
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«I fatto che temi etici quali l’aborto e, in misura minore, il matrimonio tra omosessuali siano diventati centrali in questa campagna elettorale come mai era avvenuto nelle elezioni brasiliane è un successo della Chiesa, certo. Ma anche di tutta la società brasiliana, che finalmente ha ragionato su questioni fondamentali che in genere erano ignorate». Ricardo Ismael, 50 anni, politologo e docente di scienze sociali alla Pontificia Università Cattolica di Rio de Janeiro, giudica l’irruzione delle questioni morali nel dibattito politico un arricchimento per l’intera democrazia brasiliana.Gli esponenti del centro-sinistra hanno dichiarato, parlando della campagna elettorale in corso, che quando nell’agone politico interferisce la religione si tratta sempre di un passo indietro per la democrazia. Che cosa ne pensa?Qui non si tratta di interferenze della religione in politica. Si tratta invece di discutere di questioni etiche, fondamentali per il cittadino e per la società. La Chiesa cattolica, e anche le chiese evangeliche del Brasile, non vogliono imporre i loro principi, ma mettono sul tavolo le loro riflessioni a beneficio della collettività. Per i cattolici, la depenalizzazione dell’aborto è un errore non solo dal punto di vista della fede ma anche dal punto di visto di uno Stato laico. L’aborto è reato, dice la Chiesa, e nessuno Stato può depenalizzarlo. Per la sua stessa dignità.La maggioranza dei brasiliani, secondo i sondaggi, non vuole depenalizzare l’aborto. Ma allora perché se ne è parlato tanto?Non certo perché la Chiesa o gli evangelici hanno voluto dare dimostrazione di potere. Ma perché la candidata favorita nel ballottaggio, Dilma Rousseff, ha per prima sollevato la questione. È chiaro che a un certo punto i credenti si sono preoccupati. E la Chiesa cattolica ha lanciato l’allarme.La Chiesa brasiliana in questa fase ha mostrato di voler fare sentire la sua voce con maggiore insistenza del solito.La Chiesa, la Conferenza episcopale non hanno mai smesso di esprimere le loro posizioni. In queste elezioni lo hanno fatto con particolare forza. Già prima che scoppiasse il caso aborto, i vescovi avevano lanciato una grande raccolta di firme perché fosse introdotta una legge, poi approvata, che impedisse di candidarsi ai politici con la fedina penale sporca. I cattolici escono rafforzati da questo dibattito sull’aborto?Tutti coloro che giudicano l’aborto un reato escono vincenti da queste settimane di dibattito. Sia Dilma Roussef sia José Serra, di fronte alla pressione dell’opinione pubblica hanno dovuto impegnarsi pubblicamente a non depenalizzare l’interruzione di gravidanza in caso di nomina alla presidenza.
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