mercoledì 12 gennaio 2022
Ancora provocazioni dei secessionisti serbi del leader Dodik. Spari su una moschea al confine con la Serbia. L’Ue contro la «retorica incendiaria»
Milorad Dodik, il controverso uomo forte dell’entità serba di Bosnia

Milorad Dodik, il controverso uomo forte dell’entità serba di Bosnia - Ansa

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Nel cosiddetto «Giorno della Republika Srpska» domenica è stato celebrato il trentennale dell’atto di secessione con il quale, il 9 gennaio 1992, venne proclamata la nascita di una Repubblica serba in Bosnia, uno dei passaggi-chiave che portarono alla guerra. Una ricorrenza che la Corte costituzionale di Sarajevo ha da tempo dichiarato incostituzionale e discriminatoria verso i cittadini non serbi.
Ma per Milorad Dodik, controverso uomo forte dell’entità serba di Bosnia, è stata l’ennesima occasione per alimentare le proprie rivendicazioni secessioniste. Migliaia di persone hanno assistito alla sfilata delle forze di polizia e delle organizzazioni della società civile che si è svolta a Banja Luka, durante la quale sono state intonate canzoni nazionaliste serbe e slogan a favore dell’ex generale Ratko Mladic, già condannato all’Aja per crimini di guerra. Forte anche della presenza dei rappresentanti di Russia, Cina e Serbia alle celebrazioni, Dodik è tornato ad attaccare gli Usa – che nei giorni scorsi hanno imposto nuove sanzioni alla Republika Srpska – ribadendo che l’entità serba sarà in futuro uno Stato indipendente, con uno status federale o confederale con Belgrado.
«Tale assetto contribuirebbe alla stabilizzazione e alla pace nella regione», ha spiegato al quotidiano di Belgrado Vecernje Novosti. Nel frattempo però si sono verificati numerosi incidenti in località che evocano memorie terribili risalenti al conflitto degli anni ’90. A Janja, al confine con la Serbia, sono stati esplosi colpi d’arma da fuoco per intimidire i fedeli che uscivano dalla moschea dopo la preghiera del mattino. A Brcko sono stati deturpati i graffiti che commemorano le vittime del genocidio di Srebrenica. Tensioni e incidenti sono stati registrati a Prijedor, Foca, Gacko, Priboj e Novi Pazar, località tristemente famose per la pulizia etnica della popolazione non serba durante la guerra di trent’anni fa. Nelle settimane scorse Dodik ha fatto approvare dal parlamento di Banja Luka una risoluzione per il ritiro delle competenze in materia di difesa, giustizia e fisco: secondo molti sarebbe il primo passo formale verso la secessione. L’Alto rappresentante della comunità internazionale per la Bosnia Christian Schmidt ha ribadito che non permetterà ulteriori minacce all’integrità del Paese, mentre per la Ue è «retorica incendiaria».
Intanto in molte città europee e Usa – tra cui Roma, New York, Bruxelles, Oslo, Ginevra, Vienna – si sono svolte manifestazioni per sensibilizzare i governi sulla gravità della situazione bosniaca. Prima che sia troppo tardi.


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