martedì 25 marzo 2014
​Scontri con la polizia all'esterno dell'ambasciata malese a Pechino: le famiglie chiedono risposte. Un sms della compagnia aerea aveva anticipato la notizia.
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Le famiglie dei passeggeri del volo MH370 della Malaysia Airlines, disperso dallo scorso 8 marzo, accusano il governo e le linee aeree malesi di essere "assassini". Da Kuala Lumpur, lunedì, il primo ministro della Malaysia, Najib Razak ha affermato in conferenza stampa che il Boeing 777 della Malaysia Airlines è finito nell'Oceano Indiano meridionale "al di là di ogni ragionevole dubbio", e che non ci sono sopravvissuti. Adesso, affidata alle pagine del quotidiano ufficiale Daily Chila, arriva la rabbia dei familiari per il tempo perso e le ricerche infruttuose.Decine di parenti infuriati dei passeggeri del Boeing 777 delle Malaysia Airlines, scomparso l'8 marzo scorso, si sono scontrati con la polizia all'esterno dell'ambasciata malese a Pechino. I manifestanti -che vogliono che la compagnia aerea e il governo di Kuala Lumpur spieghino cosa è successo - hanno lanciato bottiglie d'acqua contro la polizia che aveva formato un muro umano dinanzi al cancello dell'ambasciata. Una donna svenuta è stata portata via in barella.Le famiglie avvertite con un sms. La doccia fredda per i familiari delle 239 persone a bordo, tra passeggeri e membri dell'equipaggio, è arrivata dal premier della Malaysia, che, nel corso di una conferenza stampa a Kuala Lumpur, ha messo fine a oltre due settimane di giallo sulla sorte dell'aereo, senza spiegare perchè il Boeing 777 dalla rotta Kuala Lumpur-Pechino sia finito al largo dell'Australia. Un sms della compagnia aerea aveva anticipato la notizia ai parenti delle vittime: "Con profondo dolore dobbiamo ritenere, oltre ogni ragionevole dubbio, che il volo MH370 sia stato perduto e che non vi siano superstiti. Dobbiamo accettare tutte le prove, le quali suggeriscono che l'aereo sia precipitato nell'Oceano Indiano meridionale", ha scritto la Malaysian Airlines nel messaggio, spedito in lingua inglese e in cinese.La rotta del mistero. Uno dei più grandi misteri della storia dell'aviazione civile potrebbe rimanere irrisolto. Anche se si riuscirà miracolosamente a recuperare la "scatola nera" del volo MH370, gli esperti sostengono che anche i dati registrati potrebbero non chiarire i motivi per i quali l'aereo della Malaysia Airlines ha cambiato rotta dopo un'ora di volo dirigendosi verso la parte meridionale dell'Oceano Indiano. Il data recorder, il cui recupero dalle acque sarebbe comunque un'impresa, farebbe luce sullo stato dell'aereo e su eventuali guasti meccanici, ma il registratore di voci in cabina - come fa notare la compagnia americana di consulenza per l'aviazione Leeham Co - conserva solo le ultime due ore di conversazioni prima della caduta dell'aereo e quindi l'eventuale scambio di frasi fra pilota e copilota prima del cambiamento di rotta, avvenuto fra la Malesia e il Vietnam, potrebbe non essere più conservato. Anche Chris Yates, esperto di aviazione britannico, ha fatto notare che qualora le scatole nere venissero ritrovate "difficilmente avremo un risposta al perché l'aereo ha volato per migliaia di chilometri fuori dal suo tracciato". La notizia dell'inabissamento dell'aereo è stata comunicata ieri dal primo ministro malese Najib Razak, che a conferma ha citato le nuove informazioni registrate via satellite. Ma l'esatta locazione del Boeing 777 e il suo cambiamento di rotta restano un mistero. I tre scenari più accreditati sono quelli del rapimento, del sabotaggio da parte del pilota o qualcosa che abbia messo fuori causa i due comandanti a bordo lasciando l'aereo a volare con il pilota automatico fino a quando non è precipitato per mancanza di carburante.
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