venerdì 19 gennaio 2024
La storia, avvenuta a Skegness nel Lincolnshire in Gran Bretagna, porta alla luce il fenomeno della solitudine. La zia difende i servizi sociali dopo le accuse e dibattito in Parlamento
Il piccolo Bronson in braccio al padre Kenneth

Il piccolo Bronson in braccio al padre Kenneth - .

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Bronson Battersby, 2 anni, è morto di stenti. Il suo corpo è stato trovato accoccolato a quello senza vita del padre sessantenne, Kenneth, ucciso in casa a Skegness, nel Lincolnshire, da un infarto. Il dettaglio che scuote l’opinione pubblica britannica è la tempistica del ritrovamento avvenuto, lo scorso 9 gennaio, almeno due settimane dopo il presunto decesso dell’uomo a cui il bambino era stato affidato per il Natale.

A riconoscere il corpo del piccolo è stata la mamma, Sarah Piesse, 43 anni, da tempo separata da Kenneth. Sul suo affido condiviso, questo è quanto ha ricostruito la stampa locale, vigliavano i servizi sociali. Un operatore del Comune aveva bussato alla porta dei Battersby il 2 e il 4 gennaio per un’ispezione ma nessuno gli aveva risposto. In entrambe i casi era seguita una segnalazione alla polizia che, tuttavia, non è intervenuta prima del 9. Entrati in casa gli agenti hanno trovato i due cadaveri. È invece sopravvissuto il cane, il boxer Skylar. Il referto del medico legale, ufficializzato martedì, ha escluso l’avvelenamento da monossido di carbonio inizialmente indicato come possibile causa del decesso. Kenneth è morto di infarto; Bronson di fame e di sete. Il Paese si chiede sgomento perché le autorità non sono intervenute prima. La madre Sarah sottolinea: “I servizi sociali sapevano che il mio ex marito aveva problemi di cuore e che non stava bene. Erano consapevoli dei rischi a cui era esposto il bambino”.

Sul caso, citato anche in un dibattito alla Camera dei Comuni, sono in corso ulteriori indagini. Il problema delle persone che muoiono in solitudine nei propri appartamenti non è nuovo in Galles e Inghilterra. Secondo una ricerca dell’Università di Oxford e dell’Imperial College, pubblicata l’anno scorso sul Journal of the Royal Society of Medicine, il numero dei cadaveri scoperti molto tempo dopo il decesso, spesso in avanzato stato di decomposizione, è in costante aumento dal 1980. Tendenza che i ricercatori attribuiscono alla “sempre più ampia disgregazione delle reti di supporto sociale formali che informali”, ovvero alla solitudine e all’isolamento. Emergenza di portata internazionale. Nel 2021, questo è solo un esempio, il corpo “mummificato” di Laura Winham, 38 anni, affetta da schizofrenia, fu trovato a Woking, in Surrey, tre anni dopo la sua morte.

La morte di Bronson Battersby ha innescato il dibattito sulle responsabilità della tragedia. Una delle figlie di Kenneth, Melanie, 37 anni, ha minimizzato le colpe delle autorità. “La polizia e i servizi sociali hanno fatto il possibile”, ha dichiarato alla Bbc due giorni dopo l’uscita del Sun che ha portato il caso all’attenzione del Paese (di cui abbiamo riferito due giorni fa). L’esito dell’inchiesta urgente lanciata dal Lincolnshire County Council è atteso entro il 2 febbraio. Dopo due settimane a pronunciarsi saranno gli esperti della Commissione Nazionale sulla salvaguardia dei minori. L’operatore del Comune incaricato di vigilare sul bambino si è intanto autosospeso. Un editoriale del Guardian ha chiesto cautela nel giudicare quello che l’addetto ha fatto (o omesso di fare) considerato che i servizi per l’infanzia britannici sono sottoposti a “forti pressioni” causate da mancanza di risorse e di personale. Criticità amplificate dalla grave crisi economica. Ruth Allen, responsabile della British Association of Social Workers, ha sottolineato che “la relazione tra povertà e domanda di servizi non può essere trascurata”. Nodo di cui si discute da tempo. La riflessione sull’isolamento sociale non trova invece ancora spazio.

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