domenica 27 giugno 2010
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Parole durissime: le perquisizioni nella Curia di Bruxelles rappresentano «un sequestro, un fatto grave e inaudito». Di più: «Non ci sono precedenti nemmeno nei regimi comunisti». Non ha usato certamente mezze misure il segretario di Stato vaticano, cardinale Tarcisio Bertone, per commentare le perquisizioni effettuate giovedì scorso dalle autorità giudiziarie e dalle forze di polizia del Belgio nell’arcivescovado di Malines-Bruxelles (Mechelen-Brussell), mentre era in corso una riunione della Conferenza episcopale.Rispondendo ieri alle domande dei giornalisti a margine del Simposio internazionale di docenti universitari, dove aveva tenuto una relazione sul tema dello sviluppo economico alla luce della Caritas in veritate, il porporato, nel ribadire senza equivoci «la condanna della pedofilia», ha criticato con forza il metodo degli inquirenti belgi denunciando in particolare «il sequestro dei vescovi, tenuti per nove ore senza né bere né mangiare». In serata il portavoce della procura ha fornito una sua versione dell’accaduto precisando che i presuli hanno avuto cibo e acqua in quanto «le perquisizioni sono state condotte da professionisti che rispettano i diritti delle persone».Il blitz dell’altro giorno, tra l’altro, ha finito per paralizzare l’attività amministrativa e informativa dell’arcivescovado di Malines-Bruxelles, come è stato reso noto ieri dal servizio stampa locale. In particolare gli investigatori, oltre ai 475 fascicoli inerenti a testimonianze su casi di pedofilia, hanno anche sequestrato le apparecchiatura informatiche normalmente utilizzate per realizzare il sito Internet dell’arcivescovado e gestire gli affari correnti. Per questo, come ha detto il portavoce della Conferenza episcopale belga, Eric de Buekelaer, la Chiesa cattolica belga potrebbe decidere di avviare un’azione legale contro le perquisizioni compiute dalla polizia.Mentre in Belgio la polemica si infiamma, dagli Stati Uniti il legale Usa del Vaticano, Jeffrey Lena, ha rigettato la possibilità che possano esserci interrogatori, di fronte a un tribunale americano, di Benedetto XVI, del segretario di Stato, il cardinale Tarcisio Bertone, del cardinale William Levada, prefetto della Congregazione per la dottrina della fede e dell’arcivescovo Pietro Sambi, nunzio apostolico negli Usa.Secondo quanto scrive il National Catholic Reporter, Lena, a proposito della richiesta di un tribunale del Kentucky nel caso O’Bryan (dal nome di una delle tre vittime di molestie sessuali commesse da sacerdoti di quello Stato) ha sostenuto che si tratta di richieste «senza precedenti». È come se – ha aggiunto – il promotore di un ricorso all’estero chiedesse al tribunale di un Paese straniero di far testimoniare «il presidente degli Stati uniti, il vice presidente, il ministro della difesa e un ambasciatore».Il legale ha chiarito, tra l’altro, che se un tribunale Usa desse il via libera a tale richiesta, «tribunali esteri potrebbero sentirsi autorizzati a chiedere le deposizioni del presidente o del vice presidente, su argomenti come le rendition della Cia», i sequestri organizzati in Paesi esteri dall’agenzia di intelligence americana nella lotta contro il terrorismo.
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