venerdì 8 gennaio 2010
Almeno 140 persone sono rimaste uccise nelle ultime battaglie tra due gruppi etnici in sud Sudan. Sabino Makana, vice governatore dello Stato di Warrap, ha riferito che membri del gruppo Nuer hanno attaccato i pa­stori Dinka rubandogli migliaia di ani­mali.
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Almeno 140 persone sono rimaste uccise nelle ultime battaglie tra due gruppi etnici in sud Sudan. Sabino Makana, vice governatore dello Stato di Warrap, ha riferito che membri del gruppo Nuer hanno attaccato i pa­stori Dinka rubandogli migliaia di ani­mali. La maggior parte dei combatti­menti sono avvenuti nel fine settimana nei dintorni della cittadina di Tonj. Se­condo le Nazioni Unite, solo nell’ultimo anno sono stati più di duemila civili che hanno perso la vita negli scontri etnici nel Sud Sudan, precisando inoltre che da alcuni anni molte più persone muoiono in questa zo­na che regio­ne nella re­gione del Darfur, og­getto di una maggiore at­tenzione da parte della comunità in­ternazionale e dei media. Questi ultimi eventi non fanno che alzare la tensione nel Paese più grande del continente a­fricano. Il nord e il sud hanno combat­tuto una guerra civile per ventidue anni, durante la quale hanno trovato la mor­te più di un milione e mezzo di civili. Il conflitto si è concluso, almeno sulla car­ta, nel 2005 con l’Accordo di pace com­prensivo ( Cpa), ma la cui efficacia è sta­ta più volte messa in discussione a cau­sa di alcuni punti cruciali nel documen­to che non si sono ancora risolti. Il go­verno del sud Sudan ( Goss) possiede la maggior parte dei pozzi petroliferi e del­le aree di esplorazione che fanno tanto gola al governo di Khartum e alle azien­de petrolifere straniere, maggiormente rappresentate dalla Cina. Con le imminenti elezioni di aprile, e un referendum che l’anno prossimo stabi­lirà l’eventuale indipendenza del Goss, la pericolosa situazione attuale non sem­bra far sperare per il meglio. In un re­cente rapporto, dieci agenzie umanita­rie internazionali hanno lanciato l’allar­me riguardo alla forte possibilità di un ri­torno alla guerra civile. Le agenzie, nel rapporto pubblicato a Nairobi alla vigi­lia del quinto anniversario della firma dell’accordo di pace tra il governo suda­nese e il Movimento per la liberazione del Sudan ( Splm), affermano che « Non è ancora troppo tardi per evitare il disa­stro, ma i prossimi 12 mesi sono un ban­co di prova per il più grande Paese afri­cano » . Maya Mailer, co- autore del rap­porto, spiega che l’anno scorso si è regi­strata nel sud del Sudan una escalation di violenza che potrebbe proseguire e trasformarsi in una delle più gravi e­mergenze dell’Africa nel 2010. Secondo le agenzie, l’anno scorso circa 2.500 per­sone sono state uccise e 350mila sono state costrette a fuggire dalle loro case. « La comunità internazionale, inclusa l’I­talia, ha firmato il Cpa pensando che la pace fosse compiuta, mentre invece e­ravamo solo l inizio » , conclude invece Benedetta de Alessi, analista della situa­zione sudanese: « La mancanza di atten­zione negli ultimi cinque anni, sia dei sudanesi sia della comunità internazio­nale, ha favorito la drammatica realtà in cui si trova ora il Paese».
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