venerdì 23 giugno 2023
Alessandro Monteduro: il quadro peggiora, ma la comunità internazionale è indifferente, la Chiesa cattolica non può essere l’unica voce a levarsi per denunciare
Il direttore di Acs Italia, Alessandro Monteduro

Il direttore di Acs Italia, Alessandro Monteduro - Ansa

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«La libertà religiosa sempre più a rischio. Sempre più sotto attacco. Sempre più violata. Nel mondo in un Paese su tre questo diritto non è rispettato. L’Africa? Il Continente più aggredito. Ma resta drammatica la situazione In Cina e in Corea del Nord». II direttore Alessandro Monteduro riflette a voce alta sull’allarme che prende forma dietro i numeri. Un quadro terribile. Persecuzioni, violenze, oppressioni e il direttore di Acs Italia scuote i potenti del mondo: «Basta sottovalutazioni, basta colpevoli silenzi. La Chiesa cattolica non può essere la sola voce, a levarsi, per denunciare».

Nel rapporto di Acs sono 28 i Paesi segnati con il rosso...

Sono i Paesi “caldi”, qui la persecuzione è altissima. Sono i luoghi più pericolosi al mondo per praticare liberamente la propria fede. Poi altri 33 Paesi sono segnati in arancione. Un colore che indica livello alto di pericolo. Sono 307 milioni i cristiani che vivono in terre di persecuzioni.

61 Paesi “marchiati” e in 47 di questi la situazione è peggiorata?

È proprio così. Le comunità religiose minoritarie si trovano in una situazione sempre più drammatica; in alcuni casi sono a rischio estinzione a causa di una combinazione di azioni terroristiche, attacchi al patrimonio culturale e misure più subdole come la proliferazione delle leggi anti-conversione, la manipolazione delle regole elettorali e le restrizioni finanziarie. Ma ci sono anche comunità religiose maggioritarie perseguitate: penso a Nicaragua e a Nigeria.

Come reagisce la comunità internazionale a simili violazioni della libertà religiosa?

Spesso non reagisce. Spesso si ha l’impressione che l’emergenza libertà religiosa non esista. Le conseguenze della pandemia, le sfide economiche esacerbate dalla carenza di risorse energetiche causata dalla guerra in Ucraina hanno portato a un cinico pragmatismo, una sorta di cecità e sordità selettiva, da parte dei leader occidentali. Governi che per anni si sono vantati di mantenere un «ordine mondiale basato sulle regole», non hanno più sostenuto gli standard dei diritti umani riconosciuti a livello internazionale.

Chi sono i persecutori?

Metto i governi autoritari. Le maggiori minacce provengono dagli estremisti islamici e dai nazionalisti etnoreligiosi. Altri persecutori che, al pari degli autocrati, hanno interesse a eliminare i leader religiosi che si oppongono al loro potere sono i gruppi criminali organizzati. In diverse parti del mondo, questi sono i governanti de-facto, in quanto hanno accesso a maggiori risorse finanziarie e a un migliore equipaggiamento militare rispetto allo Stato. Proliferano soprattutto negli Stati falliti e semi-falliti come Somalia, Libia, Afghanistan, Haiti e Siria. E con la loro azione fanno i conti anche le comunità religiose.

Negli ultimi due anni Acs ha rilevato l'aumento globale del potere di governi autoritari e la crescente disattenzione del mondo occidentale. È così?

L'impunità è diventata una costante in tutto il mondo e in 36 Paesi gli aggressori sono perseguiti raramente, o addirittura mai, per i loro crimini. A questo fenomeno dell'impunità contribuisce il silenzio della comunità internazionale nei confronti di regimi ritenuti strategicamente importanti per l'Occidente, come Cina e India, che non subiscono sanzioni internazionali o altre conseguenze per le loro violazioni della libertà religiosa.

I potenti del mondo si voltano dall’altra parte, ma c’è anche l’impegno di un esercito di persone “normali”...

C’è un mondo che difende la libertà religiosa. Che dice no alle persecuzioni. Che vuole sapere che cosa succede. Che prega e che fa. Per aiutare quelle comunità. Per sostenere quella libertà negata. C’è un mondo che sostiene le iniziative di Acs. Che partecipa e accompagna il nostro lavoro: ogni anno oltre 5.000 progetti in 132 Paesi. Per ripetere un messaggio chiaro: ogni cosa e ogni sforzo per evitare che le violazioni della libertà religiosa si ripetano.

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