sabato 15 maggio 2010
Almeno otto persone sono morte in nuovi scontri stamani a Bangkok fra manifestanti anti-governativi e l'esercito. Il totale sale a 24 negli ultimi tre giorni. Rivoltosi decisi a lottare fino alla fine. Appello del segretario generale dell'Onu: «Fermate le armi, tornate al dialogo».
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Ultimatum dell'esercito thailandese ai dimostranti anti-governativi: i soldati disperderanno i manifestanti se non lasceranno il presidio nel distretto finanziario della capitale Bangkok. Lo ha annunciato un portavoce dell'esercito. Le truppe thailandesi oggi hanno sparato sui manifestanti nel terzo giorno di scontri nelle strade di Bangkok, in cui hanno perso la vita 24 persone in totale, mentre i soldati cercano di isolare l'accampamento delle camicie rosse che vogliono rovesciare il governo. I disordini proseguono nel centro della capitale thailandese, con i soldati che da dietro i sacchi di sabbia o in cima agli edifici sparano sui manifestanti armati di molotov. Un dimostrante è stato raggiunto da un colpo di arma da fuoco al petto mentre cercava di dar fuoco a uno pneumatico nel distretto finanziario di Bangkok.A Din Daeng, a nord del centro della protesta, tre corpi sono stati portati via in barella, secondo quanto riferito da un testimone Reuters. Due avevano ferite alla testa.Nella notte ci sono state esplosioni di granate e sporadici colpi d'arma da fuoco, e l'esercito ha cercato di creare un perimetro intorno all'accampamento di tre chilometri e mezzo quadrati protetto da barricate che i manifestanti, tra cui donne e bambini, si rifiutano di lasciare. "Continueremo a combattere", ha detto Kwanchai Praipana, uno dei leader delle camicie rosse, che chiedono al primo ministro Abhisit Vejjajiva di dimettersi e di assumersi la responsabilità della più grave crisi politica della Thailandia degli ultimi 18 anni. Praipana ha detto che le scorte di cibo, acqua e carburante iniziano a scarseggiare, dal momento che i camion coi rifornimenti vengono bloccati, ma sono ancora sufficienti per "giorni". La situazione sta mettendo in crisi la seconda economia del Sudest asiatico, con investitori e turisti spaventati.Ieri il governo ha detto che "nei prossimi giorni" ripristinerà l'ordine nella città che conta 15 milioni di abitanti, da sei settimane teatro delle proteste delle camicie rosse, accampate in un'area piena di centri commerciali, hotel di lusso e ambasciate. Il numero di manifestanti nell'accampamento nella notte è diminuito, ma ne restano ancora diverse migliaia. Il Centro medico Erawan di Bangkok dice che negli ultimi scontri iniziati giovedì hanno perso la vita 18 persone e altre 147 sono rimaste ferite.Appello di Ban Ki-moon. Il segretario generale dell'Onu, Ban Ki-moon, ha rivolto un appello sia al governo thailandese che ai leader della protesta, invitandoli ad impedire ulteriori violenze. Il segretario generale "ha incoraggiato con forza le parti a tornare al dialogo, in modo da far calare la tensione e risolvere la questione in modo pacifico", si legge nella dichiarazione diffusa dal Palazzo di Vetro. Anche Washington chiede di fermare le violenze e "trovare un modo pacifico di superare le differenze" tra le posizioni del governo e quelle dei manifestanti che chiedono le dimissioni del premier Abhisit Vejjajiva e nuove elezioni.Le autorità thalandesi, che hanno tagliato l'elettricità e l'acqua all'accampamento delle camicie rossse nel tentativo di riconquistare il centro della città dopo due mesi di protesta, sostengono di avere la situazione sotto controllo e che i militari hanno aperto il fuoco solo per difendersi. Molto alto anche il bilancio dei feriti, 150 persone, tra i quali tre giornalisti, due thailandesi ed uno canadese. E i medici definiscono ormai senza speranza le condizioni di Khattiya Sawasdipol, il generale che ha lasciato l'esercito per unirsi alla protesta con il nome di Seh Daeng, il comandante rosso, colpito alla testa dal proiettile di un cecchino giovedì pomeriggio.
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