mercoledì 26 novembre 2008
Sono soltanto 102 i voti di scarto che hanno garantito la segreteria alla «madrina delle 35 ore». Ma i sostenitori di Ségolène contestano la cifra. Il Partito è spaccato a metà e il clima generale resta quello di una formazione sull’orlo della scissione.
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Dopo mesi di lotte intestine culminate la settimana scorsa nel duello all’ultimo voto fra Martine Aubry e Ségolène Royal, il Partito socialista francese ha da ieri ufficialmente un nuovo segretario. Il primo segretario donna. Nella “guerra delle due rose”, che ha fatto emergere due blocchi opposti e di egual forza all’interno del principale partito d’opposizione d’Oltralpe, a spuntarla è stata alla fine la Aubry, sindaco di Lilla e già ministro del Lavoro del governo Jospin. Sono ufficialmente solo 102 i voti di scarto che hanno garantito la vittoria a colei che ancor oggi viene presentata come la “madrina delle 35 ore”. Una manciata di schede è stata dunque determinante sul totale di circa 135mila depositate venerdì scorso nelle urne delle federazioni locali dai militanti. Il risultato finale è stato comunicato ieri sera dai vertici della formazione che fu di François Mitterrand, riuniti al gran completo a Parigi per cercare di mettere la parola fine al clima da rissa delle ultime settimane.Sabato mattina, dopo i primi conteggi, la Aubry risultava in testa di appena 42 preferenze. Ma il voto era stato subito contestato dal campo della Royal, pronto a denunciare «brogli» in varie federazioni e a chiedere per questo la «rivolta» dei militanti. I primi timidi segnali di tregua sono giunti solo ieri mattina, con la Royal che dai microfoni della principale radio pubblica ha espresso fiducia nei confronti delle istanze centrali, pur chiedendo lo stesso un nuovo voto dei militanti in ragione dell’opacità del primo scrutinio. Il tentativo della direzione uscente di raffreddare gli animi è passato anche per i simboli. Il Consiglio nazionale, considerato come il “Parlamento” del Ps, si è riunito nel palazzo della Mutualité, uno dei luoghi parigini più emblematici delle battaglie in campo sociale difese storicamente dal Ps. In giornata, tutti gli appelli all’unità hanno rievocato proprio questa lunga storia che pare oggi a rischio. Pur abbandonando i toni estremi dei giorni precedenti, i principali alleati della Royal non hanno smesso ieri di contestare il campo uscito vincitore. L’eurodeputato Vincent Peillon ha evocato l’esistenza in realtà di «soli 4 voti di scarto» fra le duellanti. Mentre l’altro braccio destro Manuel Valls si è detto certo di «migliaia di voti contestati», sostenendo che non esistono più «buone condizioni» per un lavoro costruttivo all’interno del partito. Aldilà di certe dichiarazioni rassicuranti delle istanze centrali, dunque, il clima generale resta quello di una formazione sull’orlo della scissione e non si escludono ancora ricorsi in sede legale. E il capo dell’Eliseo, il neogollista Nicolas Sarkozy, potrebbe approfittarne per allargare ancor più la propria egemonia politica.Spetterà adesso al campo della Aubry, nelle ultime ore tatticamente molto più silenzioso di quello avverso, il delicatissimo compito di salvare l’unità dell’opposizione. Nelle scorse settimane, in proposito, il Ps aveva già perduto alcuni dei suoi maggiorenti storici. Per la Aubry, 58 anni, fra le figure storiche del Ps, si tratta in ogni caso a livello personale di una clamorosa rivincita. E ieri l’ex ministro ha voluto tendere la mano all’avversaria: «Vorrei dire a Ségolène che vinceremo assieme per i francesi».
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