mercoledì 10 febbraio 2021
"Loujain è a casa!!!!!!!" ha scritto su Twitter la sorella Lina al-Hathloul. Era in carcere perché si era messa al volante quando era proibito alle donne guidare l'auto. La soddisfazione di Biden
Loujain al-Hathloul

Loujain al-Hathloul - .

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Le autorità saudite hanno rilasciato oggi la nota attivista per i diritti delle donne Loujain al-Hathloul, hanno detto i suoi fratelli, dopo quasi tre anni di detenzione. "Loujain è a casa!!!!!!!" ha scritto su Twitter sua sorella Lina al-Hathloul. La giovane donna era in carcere esattamente da 1.000 giorni e il 1.001 è stata liberata.

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Volto delle proteste delle donne nel Regno dei Saud per l'emancipazione femminile, a partire dal diritto di guidare, Hathloul a dicembre era stata condannata a cinque anni e otto mesi di carcere per reati di terrorismo, ma il tribunale aveva sospeso la detenzione di due anni e dieci mesi. La speranza della famiglia da allora è stata che la pena sospesa consentisse a Loujain di essere scarcerata in un paio di mesi. Questa speranza si è rivelata corretta: Loujain dovrà rispettare il divieto di viaggiare per cinque anni e tre anni di libertà vigilata. Un'altra sorella, Alia, ha fatto sapere che Loujain si trova nella casa di famiglia in Arabia Saudita e che questo "è il giorno più bello ella mia vita".

Hathloul, 31 anni, era stata arrestata nel maggio 2018 con una decina di altre donne attiviste, poche settimane prima della storica revoca del divieto di guidare l'auto in Arabia Saudita. La sospensione parziale della sua condanna era arrivata dopo le intense pressioni internazionali per il suo rilascio e aveva preceduto l'insediamento del presidente eletto degli Stati Uniti, Joe Biden, che ha promesso una posizione dura contro Riad sui diritti umani. Il presidente oggi ha aperto il suo discorso al Pentagono accogliendo con favore la notizia della scarcerazione.

Loujain è stata condannata con le accuse di aver collaborato con entità bandite dalla legge antiterrorismo (lei ha sempre sostenuto si trattasse di ong per i diritti umani e organi di stampa internazionale), aver incitato al cambio di regime e cercato di stravolgere l'ordine pubblico.

QUI LA SUA STORIA

Solo ieri la Corte d'appello di Riad aveva respinto le accuse mosse dall'attivista di essere stata torturata in carcere. "L'appello ha confermato la prima decisione" della Corte, ovvero "nega le torture. La ragione? L'onere della prova spetta a Loujain", aveva twittato la sorella.

Lo scorso ottobre la donna aveva iniziato uno sciopero della fame, durato diverse settimane, per protestare contro le sue condizioni di detenzione e il fatto che le fosse impedito di vedere i suoi familiari. Per lei Amnesty International aveva organizzato una campagna di sensibilizzazione e supporto.



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