lunedì 6 novembre 2023
Dall'attacco di Hamas del 7 ottobre alle operazioni dell'esercito di Israele, che si prospettano di lunga durata
L'attacco di Hamas il 7 ottobre

L'attacco di Hamas il 7 ottobre - Ansa

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7 ottobre - L'attacco​

Hamas lancia a sorpresa l’operazione “Alluvione al-Aqsa”, pianificata in segreto per due anni. Oltre 5mila razzi vengono sparati dalla Striscia contro Israele nell’arco di appena venti minuti. Militanti armati del movimento scatenano una caccia all’uomo, introducendosi nei kibbutz vicini al confine. Tra le prime vittime civili ci sono, anche, i partecipanti a un rave party vicino al confine israeliano con Gaza. Sulla spianata dove è in corso la festa arrivano decine di uomini armati, a bordo di moto, furgoni, blindati. Molti ragazzi vengono uccisi mentre tentano disperatamente la fuga. Il terribile bilancio si preciserà dopo alcuni giorni: oltre 1.400 israeliani vengono uccisi, oltre 240 vengono presi in ostaggio

8 ottobre - «Stato di guerra»

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Si delinea la risposta militare dello Stato ebraico dopo l’attacco di Hamas. Israele dichiara lo stato di guerra. Il premier Benjamin Netanyahu lancia l’operazione “Spade di ferro” nella Striscia. Inizia l’assedio totale della Striscia di Gaza. L'obiettivo, oltre a liberare gli ostaggi – fa sapere Netanyahu –, è la distruzione totale di Hamas. Nel mirino dell’esercito israeliano finisce, in particolare, la rete sotterranea dei suoi cinquecento chilometri di tunnel. Inizia l'assedio a Gaza: viene “spenta” Internet e tolta l’energia elettrica. Vietato anche l'ingresso di carburante, che i terroristi usano, secondo Israele, per lanciare i missili contro lo Stato ebraico

12 ottobre - L'orrore

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l premier israeliano Benjamin Netanyahu mostra al segretario di Stato Usa Antony Blinken le fotografie che testimoniano l’orrore dei crimini commessi da Hamas nel kibbutz di Kfar Aza: «Il corpo di un bambino crivellato di colpi. Soldati decapitati. Giovani bruciati vivi nelle loro macchine. Potrei andare avanti, ma è semplicemente la depravazione al suo stato più inimmaginabile», racconta Blinken. Il Jerusalem Post conferma di aver verificato sulla base di prove fotografiche che alcuni bambini sono stati bruciati e decapitati. “Che il loro ricordo sia di benedizione”, scrive il giornale israeliano in un tweet

17 ottobre - L'ospedale colpito

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Un raid missilistico colpisce la clinica battista al-Ahli, gestita dalla Chiesa anglicana e situata nel cuore di Gaza City. Il ministero della Sanità della Striscia attribuisce la responsabilità dell’accaduto allo Stato ebraico. Hamas parla prima di cinquecento, poi di duecento vittime. Ne saranno accertate una cinquantina. Le forze armate dello Stato ebraico forniscono un corposo dossier per smentire le affermazioni del gruppo armato. Sarebbe stato l’alleato di quest’ultimo – la Jihad islamica – a colpire la struttura con il lancio di un razzo esploso alla partenza

18 ottobre - «Non ripetete i nostri errori»​

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Il presidente americano Joe Biden arriva in Israele, nonostante l’annullamento di un summit in Giordania con re Abdallah II, il presidente palestinese Abu Mazen e il capo dello Stato egiziano al-Sisi, deciso per protesta dopo la strage di al-Ahli. Biden assicura all’alleato che gli Usa «piangono con Israele». La rabbia che prova Israele è la «stessa che gli Stati Uniti hanno provato dopo l’11 settembre», insiste Biden. Ma avverte: lo Stato ebraico non ripeta gli stessi errori «commessi dagli Stati Uniti» dopo l’Undici settembre

20 ottobre - Libere due donne

Ansa

Hamas libera i due primi due ostaggi. Si tratta di due donne con cittadinanza americana, madre e figlia: Judith e Natalie Raanan. La liberazione delle due donne è stata decisa, afferma il movimento estremista, «per dimostrare al popolo americano quanto siano errate le affermazioni di Biden e della sua amministrazione fascista». Il presidente Biden, da parte sua, esprime «il pieno sostegno del governo Usa alle due donne per riprendersi da questa terribile esperienza». Yeudit Raanan (59 anni) e la figlia Natalie (18 anni) erano arrivate in Israele per celebrare la festività ebraica di Sukkot ed erano state rapite nell'attacco
al kibbutz di Nahal Oz

23 ottobre - «Un inferno»

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Hamas rilascia altri due ostaggi: si tratta di due anziane donne israeliane. «Ho attraversato l’inferno, non avremmo mai pensato che sarebbe potuto succedere», è la testimonianza di Yocheved Lifshitz, 85 anni, una delle due donne liberate. In un video, diffuso da Hamas, la donna saluta con la parola ebraica «Shalom» (pace) i miliziani, dopo aver stretto loro la mano al momento del rilascio. «Sono dilagati nel kibbutz facendo saltare la recinzione elettronica che è costata 2 miliardi e mezzo di shekel e non è servita a nulla. Poi mi hanno messo su una motocicletta e hanno volato attraverso i campi verso Gaza», ha raccontato.

28 ottobre - «Sarà lunga»

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Israele annuncia che le sue unità sono penetrate all’interno della Striscia Gaza: è l’inizio dell’annunciata invasione di terra israeliana. «I nostri soldati – dice il premier Benjamin Netanyahu – stanno combattendo e si trovano all’interno della Striscia. È una battaglia del bene contro il male. La guerra dentro Gaza sarà dura e lunga, sarà la nostra seconda guerra di indipendenza, vogliamo restituire agli assassini quello che hanno fatto”. Le operazioni di terra nella Striscia vengono progressivamente allargate. Israele afferma di aver colpito in un solo giorno oltre 450 obiettivi del «terrore di Hamas, inclusi centri di comando operativi, posti di osservazione e luoghi di lancio di missili anti-tank»





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