giovedì 11 novembre 2021
Alberto Livoni, 65 anni, responsabile dei progetti umanitari in Etiopia del Vis, Ong dei salesiani, è detenuto da sabato in una stazione di polizia . E' sospettato di aver dato denaro ai tigrini
Nel caos determinato dallo stato di emergenza ad Addis Abeba è stato arrestato sabato 6 novembre scorso un cooperante italiano Alberto Livoni, 65 anni

Nel caos determinato dallo stato di emergenza ad Addis Abeba è stato arrestato sabato 6 novembre scorso un cooperante italiano Alberto Livoni, 65 anni - Ansa

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Nel caos determinato dallo stato di emergenza ad Addis Abeba è stato arrestato sabato 6 novembre scorso un cooperante italiano Alberto Livoni, 65 anni, emiliano, una lunga esperienza nel campo della cooperazione e da marzo 2021 responsabile dei progetti in Etiopia del Vis. La polizia federale di Addis Abeba lo sta trattenendo in una stazione. Lo ha confermato la Farnesina, aggiungendo che Livoni è in buona salute e viene visitato quotidianamente dalle autorità consolari italiane ed è in contatto con i familiari.

Il Vis, il Volontariato internazionale per lo sviluppo è una Ong che affianca i salesiani in progetti di scolarizzazione e formazione professionale di giovani e che è molto attiva nel nord del Tigrai. L'arresto da parte delle forze di sicurezza del governo di Abiy Ahmed è avvenuto nella sua abitazione nella capitale etiope.

Insieme a Livoni, segnala Vis in una nota, "sono stati arrestati anche due operatori dello staff locale, impegnati nel sostenere la popolazione etiope attraverso progetti di sviluppo e aiuto umanitario".

Le autorità etiopi vogliono accertare perché Livoni avrebbe ceduto una somma di denaro a una persona e, anche se non è stata formalizzata alcuna accusa, gli inquirenti etiopi sospettano che i fondi siano serviti ad aiutare i miliziani del Fronte popolare di liberazione del Tigrai che sono alle porte della capitale.

Il giorno precedente erano stati arrestati 35 tra missionarie e laici salesiani nel quartier generale della congregazione nello stato africano. Sono stati trattenuti solo 17 tra religiosi e laici nativi del Tigrai, tra cui il superiore provinciale. Di loro ancora nessuna notizia, sarebbero stati deportati in una località sconosciuta.

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