lunedì 23 ottobre 2023
Contro i pronostici della vigilia, il candidato governativo ha ottenuto il 36,5% dei consensi mentre l'outsider ultraliberista si è fermato al 30%. Fuori dai giochi i conservatori
Sergio Massa, ministro dell'Economia uscente e candidato presidente per la coalizione Unione per la patria

Sergio Massa, ministro dell'Economia uscente e candidato presidente per la coalizione Unione per la patria - Ansa

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Basterà la sorprendente rimonta di Massa a fermare il fenomeno Milei? All’indomani del primo turno delle elezioni presidenziali, che ha visto il ministro dell’Economia uscente superare con il 36,5% dei voti l’outsider dato per favorito e fermatosi al 30%, l’Argentina guarda al ballottaggio del 19 novembre. Poiché nessun candidato ha raggiunto la maggioranza del 45% richiesta dalla legge, fra meno di quattro settimane andranno a sfidarsi due opposte visioni del Paese: il peronista Sergio Massa, della coalizione di governo Unione per la patria, e l’economista ultraliberale Javier Milei, del partito di estrema destra La libertà avanza. «Un salto nel vuoto con Milei? O un ritorno alla crisi del 2001 con Massa?» hanno scherzato i commentatori televisivi nella notte elettorale.

Se i numeri sembrano dare Massa per favorito, non va trascurata una terza variabile: il comportamento elettorale di chi al primo turno ha scelto la candidata della destra tradizionale dell’ex presidente Macri, Patricia Bullrich (Insieme per il cambiamento), sprofondata al 23,8% e dunque esclusa dal ballottaggio. Tra le tre opzioni di astensione, voto per Massa e voto per Milei, la più coerente sembrerebbe la terza ma è vero anche che le posizioni dell’ultraliberale fanno storcere il naso a più di un conservatore. Senza sciogliere la riserva su chi potrebbe appoggiare al ballottaggio, Bullrich è tornata ad attaccare il governo: «Non saremo mai complici del comunismo in Argentina o delle mafie che hanno distrutto il Paese».

Sul ballottaggio potrebbe pesare anche l’astensionismo. Malgrado in Argentina il voto sia obbligatorio, al primo turno l’affluenza si è fermata al 74%: la più bassa dal ritorno della democrazia nel 1983, nove punti in meno rispetto al 2019.

La grande preoccupazione resta l'incertezza che regnerà ancora per un mese sui mercati, con nuove turbolenze e volatilità dei cambi, in un Paese con l’economia a brandelli, in cui l’inflazione galoppa verso il 140%, il tasso di povertà è al 40% e le riserve della Banca centrale sono ai minimi storici.

«Il futuro è promettente» ha scritto sui social il presidente uscente Alberto Fernández alla luce del risultato elettorale. Massa promette di formare un governo di unità incentrato sull’economia con l’obiettivo di «ricostruire la patria» attraverso un accesso facilitato alla terra e all’alloggio, il rafforzamento delle aziende pubbliche, una politica di adattamento volontario ai cambiamenti climatici e una non meglio precisata «rivoluzione educativa».

Per il 19 novembre Milei, ammiratore di Donald Trump, ha lanciato un appello a recarsi alle urne sostenendo che «il kirchnerismo è stata la cosa peggiore accaduta in Argentina». Nei suoi piani ci sono una «riforma integrale dello Stato», forti tagli al bilancio con la cancellazione di tutti gli aiuti sociali, la soppressione dei ministeri della Sanità, dell’Istruzione, dello Sviluppo sociale e della condizione femminile. Promette meno tasse, maggiore flessibilità del lavoro per creare occupazione, la dollarizzazione dell’economia e più sicurezza. Vorrebbe abrogare la legge che dal 2020 consente l’aborto, ma anche liberalizzare il commercio delle armi e la vendita di organi all’interno del Paese. Nella sua furia distruttiva ha persino insultato papa Francesco.

Nel voto di domenica erano in palio anche 130 seggi della Camera e 24 (un terzo) del Senato. Alla Camera la coalizione Unione per la Patria resta la più rappresentata (104 seggi) davanti a Insieme per il cambiamento (93 seggi). Arretrano entrambe a favore del nuovo attore politico, La libertà avanza, che conquista 39 seggi. Stesso scenario al Senato, dove Unione per la Patria mantiene 31 seggi mentre Insieme per il cambiamento passa da 33 a 24 cedendone 8 al partito di Milei.© riproduzione riservata

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