domenica 15 agosto 2010
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Armonica convivenza delle tre grandi religioni monoteistiche o utopia alimentata dal revisionismo storico? Un sogno romantico, un falso o una gloriosa pagina di storia, tristemente superata? I musulmani chiamarono Al-Andalus la parte della Spagna e del sud della Gallia che conquistarono a partire dal 711. Il loro dominio sul territorio iberico durò sette secoli e terminò con la “Reconquista” da parte dei re cattolici (1492). L’idea di un periodo islamico di conciliazione, pace e cultura, in cui musulmani, cristiani ed ebrei avrebbero vissuto fianco a fianco senza problemi, non è mai tramontata. Ma sono molti gli storici che considerano falsa (o almeno riduttiva) la visione di un Al-Andalus idilliaco, senza conflitti: un territorio puro per scienziati e filosofi. Quel “mito” persiste ancora oggi, strumentalizzato (o semplicemente utilizzato) in chiavi differenti. “Inesistente Al-Andalus: come gli intellettuali reinventano l’islam” è valso il premio di saggistica Jovellanos 2008 a Rosa Maria Rodriguez Magda. Nel libro l’autrice spiega i presunti sensi di colpa di alcuni occidentali verso l’Oriente, le utopiche nostalgie di altri e l’ottica estremista della jihad, che punta al recupero degli ex territori di Al-Andalus.Nel 2009, durante un discorso all’università del Cairo, anche il presidente statunitense Obama si riferì ad Al-Andalus come un esempio di tolleranza e libertà religiosa. Lo storico Fernando Garcia de Cortazar bocciò quelle dichiarazioni: una cosa è riconoscere che «attraverso Al-Andalus» arrivò in Europa «parte della saggezza classica», un’altra è credere che quel mondo «fu un sogno di convivenza»: in realtà era «estremamente violento e crudele», «gli ebrei e i cristiani dovevano pagare imposte speciali e avevano meno diritti dei musulmani: erano sudditi di seconda categoria». Una certa mitizzazione di Al-Andalus spinge da tempo alcune organizzazioni islamiche a reclamare la possibilità di pregare nell’ex moschea di Cordova (da secoli cattedrale cattolica), in Andalusia: richiesta da sempre respinta dalla Chiesa. C’è anche chi pensa che il socialismo locale, in alcune località andaluse, sia più propenso al dialogo con la religione musulmana, che con la “tradizionale” religione cattolica. Una questione elettorale? Forse, semplicemente, una questione turistica (e dunque economica): l’utopia di Al-Andalus viene riproposta in tutte le salse ai visitatori.Ciò che è realmente preoccupante è l’uso del mito da parte del terrorismo di matrice islamica. I membri di al-Qaeda – in particolare al-Zawahiri – hanno fatto riferimento più di una volta alla riconquista dell’«usurpato Al-Andalus». È preoccupante – sottolinea il Dipartimento di Stato Usa – che il gruppo di propaganda di al-Qaeda nel Maghreb si chiami proprio “Al-Andalus”.Il sogno di un dialogo perfetto, senza incomprensioni, fu alla base dell’idea dell’Alleanza di Civiltà, lanciata da José Luis Rodriguez Zapatero e dal premier turco Recep Tayyp Erdogan nel 2004. «Come rappresentante di un Paese creato e arricchito da culture diverse, voglio proporre di fronte a quest’Assemblea un’Alleanza di Civiltà fra il mondo occidentale e il mondo arabo e musulmano», disse Zapatero all’Onu. Cinque anni dopo, quel progetto – che i critici definirono generico ed astratto – è oggi un po’ sbiadito, nonostante le numerose conferenze internazionali.
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