venerdì 3 novembre 2023
Il verdetto finale sulla bambina di otto mesi affetta da una rara malattia mitocondriale a cui L’Alta Corte londinese vuole sospendere i trattamenti vitali è rinviato alla prossima settimana
I genitori con Indi nella sua stanza in ospedale

I genitori con Indi nella sua stanza in ospedale - Immagine diffusa dalla famiglia

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C’è ancora speranza per Indi Gregory. Il verdetto finale sulla bambina di otto mesi affetta da una rara malattia mitocondriale a cui L’Alta Corte di Londra vuole sospendere i trattamenti vitali è rinviato alla prossima settimana. Dopo il “no”, giovedì, al trasferimento della piccola in Italia chiesto dai genitori, ieri, il giudice Robert Peel ha emesso un ordine per assicurarle la ventilazione artificiale che l’aiuta a respirare fino alle 14 di lunedì (ore 15 in Italia).

La decisione segue il ricorso che la famiglia Gregory, di Ilkeston, ha presentato, con il supporto del Christian Legal Center, per contestare il rifiuto del tribunale allo spostamento della piccola dall’ospedale di Nottingham, dove è ricoverata sin dalla nascita, al Bambino Gesù di Roma che si era offerto di prenderla in carico. Non è la prima volta che il Regno Unito si ritrova a fare i conti con un caso come questo.

La vicenda è molto simile a quella di altri bambini gravemente ammalati condannati per sentenza alla sospensione delle cure quindi alla morte. Charlie Gard e Alfie Evans sono solo due dei protagonisti più famosi della triste saga. Anche per loro, lo ricordiamo, si era fatto avanti l’ospedale pediatrico vaticano che, nel caso di Charlie, nel 2017, aveva pure proposto la somministrazione di protocollo sperimentale che, secondo l’equipe degli italiani, avrebbe potuto funzionare. Nessuno dei casi ha avuto un lieto fine. Tranne uno. Tafida Raqeeb, 5 anni, musulmana, ottenne nel 2019 la sospensione del verdetto che ordinava lo spegnimento dei macchinari a cui era attaccata e l’autorizzazione al trasferimento all’Istituto Gaslini di Genova. Neppure un anno dopo la piccola fu dimessa e inserita in un programma di riabilitazione.

A detta dei medici britannici per Indi, battezzata a settembre nel suo lettino d’ospedale con le tre sorelline al suo capezzale, non c’è alcuna possibilità di recupero. “Sta morendo”, dicono. Per mamma Claire e papà Dean, invece, la diagnosi è “erroneamente pessimistica”. A loro dire il ricovero a Roma è l’unica (e ultima) chance per strappare la propria bambina a una sentenza di morte. Da tentare nonostante i rischi tecnici legati all’eventuale trasferimento. Il giudice Peel ha già avvallato con fermezza l’istanza della direzione sanitaria di Nottingham sottolineando che il viaggio in Italia “non è nel miglior interesse” della paziente come non lo sono neppure le cure. Cambierà idea? A quando, ci si chiede, il prossimo?



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