domenica 3 gennaio 2010
Studio dell'Università della Virginia: il 57% dei senza lavoro ha visto il proprio nucleo finire in una situazione a rischio. L’insicurezza si traduce in accuse per scelte sbagliate e investimenti azzardati e in una spirale di colpevolizzazioni reciproche e perdita totale di fiducia. In calo vistoso i matrimoni. L'inchiesta di Avvenire.
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La Grande Recessione ha spinto la già fragile famiglia americana nel baratro. O forse l’ha rafforzata. O forse, ancora, l’ha resa più realista, concreta e un po’ più egoista. Gli effetti della crisi economica sulle coppie americane sono contenuti in un tomo di 116 pagine arrivato nei giorni scorsi dall’Università della Virginia, che allo studio degli alti e bassi del matrimonio negli Usa dal 1997 dedica un intero dipartimento, il National marriage project. I dati sono chiari: i divorzi nel 2008, l’apice della recessione, sono calati del 4 per cento, una brusca inversione di tendenza rispetto al più 7 per cento dell’anno prima. Interpretarli, però, non è altrettanto evidente. Licenziamenti, debiti e pignoramenti hanno consolidato le unioni, facendo leva sulla solidarietà di coppia? O mariti e mogli in difficoltà non possono permettersi la parcella dell’avvocato, non riescono a vendere la casa, o rischierebbero la fame se perdessero il reddito del coniuge, e aspettano tempi “migliori” per divorziare?Gli analisti propendono in maggioranza per la seconda ipotesi, confermata anche dal fatto che nel 2008 negli Usa sono stati celebrati meno matrimoni che in qualsiasi anno della storia recente: 37 per ogni mille donne non sposate, contro i 39 del 2007 e i 50 del 2000. Ma in questo quadro sconsolante i sociologi leggono anche almeno due opportunità: quella di un’evoluzione del matrimonio americano in chiave più paritaria fra i sessi e di un ritorno a una vita familiare più frugale che – rivela lo studio – è uno dei segreti delle unioni più solide. Di certo negli ultimi dodici mesi c’è stata ben poca serenità in molte case americane. La disoccupazione ha superato il 10 per cento, toccando direttamente decine di milioni di famiglie. Il 57 per cento dei senza lavoro ha visto la propria famiglia finire in una «crisi profonda», fra sfratti, traslochi in appartamenti troppo piccoli e troppo freddi, creditori alla porta e pasti razionati. L’insicurezza spesso si è tradotta in recriminazioni per scelte di lavoro sbagliate e investimenti azzardati, e in una spirale di colpevolizzazioni reciproche, con liti e perdita di fiducia in se stessi e nel partner. Sono stati soprattutto gli uomini, ancora visti come il sostegno economico principale della famiglia, a soccombere di più alla depressione e all’alcolismo, anche perché rappresentano il 75 per cento del totale dei licenziati. Quando la speranza individuale svanisce, non stupisce che la volontà di ritrovarla insieme possa venire a mancare. Ma divorziare è caro e due appartamenti costano più di uno – sottolineano alcuni –, e allora molti tengono duro. E, fra chi rimanda, c’è anche chi – indipendentemente dalle convinzioni religiose – dopo un po’ scopre che separarsi non è la soluzione più giusta. Non tutto è perduto per l’indebitata famiglia americana, dunque? Lo studio in realtà fa notare che il lieto fine è quasi esclusivo delle coppie più istruite e con situazioni economiche non disperate. Qui è più facile che una moglie casalinga riesca a trovare un impiego. Che il marito, che ha frequentato posti di lavoro, università e città’ “liberal”, accetti più di buon grado di assumersi il ruolo di uomo di casa rispetto a una tuta blu cresciuta in ambienti tradizionali. E che la coppia disponga di maggiori risorse per cercare aiuto. Sono queste famiglie che, superato l’abisso, imparano a risparmiare, a non comprare a rate e a mangiare a casa, e si ritrovano dall’altra parte del tunnel più forti e più fiduciose di aver trovato nel marito o nella moglie un partner indispensabile nei momenti difficili.Non così fortunate sono le coppie senza laurea, con reddito sotto i 25mila dollari l’anno o più giovani. Per loro i divorzi lo scorso anno sono aumentati del 7 per cento e la probabilità che si separino per un contraccolpo economico va dal 60 al 70 per cento. Per questa categoria inoltre un divorzio è ancora più devastante perché riduce in media la loro “ricchezza” del 75 per cento. Da vent’anni reddito e istruzione dividono l’America fra chi «ce la fa» e chi si limita a sopravvivere. Ora cominciano a separare anche chi può sperare di trovare un compagno duraturo e chi deve rassegnarsi a lottare da solo.
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