sabato 30 aprile 2016
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Bombe sulle cliniche: vittime tra i civili Spunta una «tregua» ma non nella città Aleppo, dopo la strage all’ospedale di al-Quds, sembra come quel bimbo di 18 mesi estratto vivo dalle macerie dell’ospedale: una città ferita, e come inerme, di fronte a una ondata di violenze superiore al periodo prima della tregua di fine febbraio. Il raid contro l’ospedale dei bambini di Aleppo fa gridare ovunque al crimine di guerra mentre per Medici senza frontiere sale a 50 il bilancio delle vittime. Il regime di Assad è responsabile di «violazioni ogni volta più gravi e brutali» della tregua, accusa il ministro degli Esteri tedesco, Frank-Walter Steinmeier. Medici senza frontiere – con una mobilitazione su Facebook e Twitter (#NotATarget) – ribadisce che ospedali e civili non possono essere un obiettivo militare, mentre il 3 maggio il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite voterà una risoluzione per fermare futuri attacchi contro ospedali, pazienti e civili in aree di guerra. Sopravvivere ad Aleppo, intanto, è una agonia: per la prima volta ieri nelle moschee della città è stata sospesa la grande preghiera del venerdì. Un segno di lutto e prudenza, mentre si combatte ancora fra scambi di accuse e ricostruzioni parziali come pezzi di una guerra civile pure dell’informazione. Secondo l’agenzia governativa Sana almeno 8 persone sono state uccise in un bombardamento a colpi di mortaio in una moschea nel quartiere Midan, sotto controllo dei lealisti. Altre vittime sono segnalate dalla Sanain un altro bombardamento sul quartiere di Bab al Faraj. Secondo al-Jazeera, che cita invece «fonti degli attivisti», un altro ospedale è stato colpito ieri dai bombardamenti dell’aviazione siriana ad Aleppo nel quartiere al-Marja: sette persone, tra cui un infermiere, sono rimaste ferite dall’incursione di jet raid. A sera altre fonti parlavano di barili bomba lanciati dagli elicotteri su un secondo ospedale nel quartiere di Bustan al-Qasr: morti e feriti, denuncia la protezione civile locale. Altre fonti riferiscono di 20 raid compiuti contro le aree della città controllate dai ribelli. Colpi di mortaio, attribuiti invece ai jihadisti di al-Nusra, hanno colpito pure il consolato russo di Aleppo. Duecentotrenta in tutto, secondo l’Osservatorio siriano per i diritti u- mani, i civili uccisi ad Aleppo negli ultimi otto giorni: 25 solo ieri. I raid aerei del regime e dei suoi alleati avrebbero ucciso 123 civili, tra i quali 18 minori. Altri 71 civili, tra i quali 13 minori, avrebbero perso la vita sotto i colpi sparati dai ribelli contro le aree controllate dal regime. Infine altri otto civili, tra i quali tre minori, sono morti per i colpi di artiglieria sparati dalle forze governative contro lo aeree in mano ai ribelli. Impossibile avere verifiche indipendenti. La battaglia di Aleppo, però, non è l’unico fronte aperto nell’infernale caos siriano: le forze speciali statunitensi, riferiscono fonti della Difesa Usa, hanno ucciso 40 membri del Daesh che hanno partecipato all’organizzazione degli attacchi terroristici di Parigi, Bruxelles e di altri attentati compiuti in Africa. La maggior parte dei “colonnelli” del Daesh sarebbe stata colpita in Siria. Omicidi mirati a cui il Califfato ha risposto con esecuzioni sommarie: nel mesi di aprile, secondo l’Osservatorio siriano per i diritti umani, il Daesh nei territori sotto il suo controllo ha messo a morte almeno ottanta persone. Questo mentre, secondo fonti russe, si starebbe preparando l’offensiva finale delle forze di Damasco contro Raqqa, la “capitale” del Califfato. Un Paese frantumato in mille fronti che sembra scivolare in mano ai signori della guerra. Per questo il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni chiedeva ieri di fare di tutto per «salvare quel che resta della tregua» apertasi con in negoziati di Ginevra. Anche Mosca, che pur denunciava come una «violazione della sovranità» il dispiegamento di 150 addestratori Usa in Siria, chiedeva uno sforzo energico per salvare i negoziati di Ginevra. Da mezzanotte, a Latakia e Damasco, scatterà una tregua del silenzio concordata tra Washington e Mosca. Washington vuole estenderla anche ad Aleppo, ma nessuno può garantirlo. © RIPRODUZIONE RISERVATA SALVI. Ragazzo con il fratellino nell’area «ribelle» di al-Fardous ad Aleppo (Reuters)
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