lunedì 12 aprile 2010
Mercoledì il ministro degli Esteri Frattini riferirà in Parlamento sulla vicenda dell'arresto dei tre volontari italiani di Emergency con l'accusa di complotto. L'organizzazione ne chiede l'immediata liberazione.
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C'è stato o no un complotto terroristico di Emergency, e di tre suoi esponenti italiani, contro Goulab Mengal, governatore di Lashkar-Gah, nella provincia meridionale afghana di Helmand? Una questione che - trionfalmente presentata come risolta già dal primo giorno, dopo il blitz dei servizi segreti - sta invece con il passare delle ore avvolgendosi nel mistero e nei "no comment" delle fonti ufficiali italiane e afghane, lasciando intravvedere un allungamento dei tempi della sua soluzione. L'unico dato certo è che, insieme ai sei afghani, i tre  italiani fermati - il chirurgo Marco Garatti, l'infermiere  Matteo dell'Aira e il tecnico Matteo Pagani - rimangono sotto  stretta sorveglianza negli uffici della Direzione della  sicurezza nazionale (Nsd).Nel 2008 in Afghanistan è stata approvata una nuova legge antiterrorismo e che in teoria concede ai sospettati e agli imputati di questi reati garanzie simili a quelle previste dal codice di procedura penale per tutti gli atti criminali. Teoricamente, dall'arresto la polizia ha 24 ore per comunicare al pm gli elementi in suo possesso e questi ha 48 ore, più eventualmente altre 48 per formulare l'imputazione ufficiale. Ma in casi particolari, il pm può chiedere al giudice una proroga che può arrivare fino ad un mese."Tenendo presente che l'imputazione è il terrorismo e che di mezzo ci sono gli uomini della Nds - ha detto all'Ansa un esperto che ha chiesto di non essere identificato - è facile immaginare che una procedura come questa possa estendersi fino ad un mese e mezzo". Comunque, ha aggiunto, "i sospettati devono potersi avvalere di un avvocato fin dall'inizio dell'interrogatorio perchè la legge antiterrorismo chiarisce che in assenza di un legale i verbali non avranno alcun valore in tribunale".Da Emergency chiedono però l'immediata liberazione dei volontari e dicono: "è probabile che i nostri collaboratori siano già in uno stato di detenzione illegale".  Ma "se cominciamo a parlare di sequestro - ha spiegato il ministro degli Esteri Franco Frattini - trasformiamo in una vicenda politica quella che è una investigazione alle prime battute, che vogliamo seguire garantendo i pieni diritti ai nostri connazionali". "Non li abbiamo abbandonati", assicura: "vale anche per loro la presunzione di innocenza". Frattini comuqnue riferirà sulla vicenda mercoledì in Parlamento. Che cosa sia avvenuto, e stia avvenendo, negli uffici della  Nds durante gli interrogatori è oggetto di congetture, ma la  realtà è che soltanto al momento della formalizzazione  dell'inchiesta si potranno tirare le conclusioni su presunte ammissioni di colpevolezza da parte degli italiani, annunciate dal portavoce del governatore di Helmand, Daud Ahmadi.Lo stesso che ha poi smentito il quotidiano britannico The Times (soprattutto in relazione agli asseriti collegamenti con al Qaeda) e che ora, interrogato dall'Ansa si limita a dire che "le uniche dichiarazioni valide sono quelle del primo giorno", (sull'esistenza di un complotto) e che "nulla si può dire sui tempi dell'inchiesta, che dipende dalla Nsd". "Sono loro - ha insistito - a scandire i ritmi di questa vicenda". Ahmadi si è infine limitato a confermare l'incontro di ieri dell'ambasciatore d'Italia, Claudio Gaentzer, che è a Lashkar-Gah, con il governatore Mengal, ma non l'ipotesi di un  nuovo incontro con gli italiani dopo quello di ieri.Della smentita del portavoce riguardo al presunto collegamento degli italiani con Al Qaida si è rallegrato il ministro Frattini; il corrispondente del Times ha comunque ribadito che "per due volte" Ahmadi "ha detto al telefono che tutti i nove arrestati avevano confessato sul loro ruolo nel complotto per uccidere il governatore Mangal". Un altro portavoce chiave in questa vicenda, quello del ministero dell'Interno Zamaray Bashary, che secondo alcune fonti oggi avrebbe smentito una confessione degli italiani, ha detto all'Ansa di non aver parlato con nessun giornalista del contenuto degli interrogatori "per rispetto delle indagini in corso". Alla richiesta di ipotizzare la durata dell'inchiesta in Helmand, Bashary ha risposto cortesemente e semplicemente: "Spero davvero che sia presto".Sul versante italiano, intanto, la procura di Roma sta seguendo l'evoluzione della vicenda e presto aprirà un fascicolo processuale. Oggi, per fare il punto, c'è stato un incontro tra il procuratore aggiunto Pietro Saviotti, capo del pool antiterrorismo, ed i carabinieri del Ros. Dopodomani, invece, sul caso dell'arresto degli operatori di Emergency, il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica sentirà il generale Adriano Santini, direttore dell'Aise.
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